Omicidio del falegname di Castri, l’assassino potrebbe avere presto un volto e un nome

Le indagini sull’omicidio del falegname di Castri, Donato Montinaro, trovato senza vita nella sua abitazione sarebbero vicine ad una svolta

Con il tempo, sul caso della morte di Donato Montinaro, il falegname di Castri di Lecce trovato senza vita nella sua abitazione di via Roma, con le mani e i piedi legati, incappucciato e pestato con violenza è calato il silenzio e altre notizie hanno occupato le prime pagine dei giornali come l’omicidio-suicidio di Novoli e ora il terremoto giudiziario che ha svelato gli intrecci tra politica e sanità. Ma la Procura non segue la “logica” dei giornali e in queste settimane ha continuato a lavorare per cercare di chiudere il cerchio e dare un volto e un nome agli assassini del pensionato, trovato – come confermato anche dal medico legale Roberto Vaglio – con numerose ferite, provocate da calci e pugni, inferti da qualcuno a cui l’anziano aveva aperto la porta senza “paura”.

Gli investigatori hanno sospettato fin da subito che ad agire siano state più persone, volti conosciuti visto che in casa non sono stati trovati segni di effrazione. L’anziano avrebbe aperto la porta ai suoi aggressori, senza pensare a cosa stesse andando incontro. Non più ignoti trapelato dall’Ansa quando aveva lanciato la notizia che nel fascicolo aperto dal pm Maria Consolata Moschettini con l’accusa di omicidio volontario era stata cambiata la dicitura, passata da modello 44 (a carico di persone ignote) a modello 21, il registro dove confluiscono le notizie di reato a carico di persone note. Insomma, potrebbero esserci uno o più indagati, ma il silenzio imposto per non compromettere le indagini rende difficile cercare conferme. Da quel giorno di metà giugno, le indagini sono andate avanti per tentare di risolvere il giallo.

Nessuna pista e nessun dettaglio è stato escluso. Dalla ricostruzione della scena del crimine che ha “parlato”. L’ordine ritrovato nell’abitazione dove l’uomo viveva con la figlia disabile che non si è accorta di nulla, ad esempio, ha suggerito che non poteva trattarsi di una rapina finita in tragedia. Anche l’unico cassetto forzato potrebbe essere stato un depistaggio. Chi ha agito quella notte sapeva come muoversi, conosceva le abitudini dell’uomo e aveva la forza di immobilizzarlo, legandolo al tavolo con delle fascette di plastica e coprendogli il volto su cui ha infierito con violenza.

C’era poi la strada della vendetta, una punizione esemplare sfuggita di mano, tant’è che gli uomini in divisa hanno scavato a fondo nella vita privata del 76enne per tentare di capire se qualcosa nelle ultime settimane potesse portare ad un movente.

Nelle mani degli inquirenti, sempre secondo l’Ansa, ci sarebbero alcuni filmati delle telecamere di videosorveglianza del paese nei quali il falegname è stato ripreso in compagnia di due donne, due giorni prima di essere ucciso.

C’è anche il mistero del telefonino trovato a pochi passi da via Roma, in via Volta. Potrebbe averlo perso l’assassino durante la fuga. Ipotesi, questa, su cui si sta ancora lavorando.

Ora un’altra indiscrezione. La svolta nell’omicidio di Castri potrebbe essere vicina. A quasi un mese dal delitto che ha sconvolto il piccolo comune, l’assassino di Donato Montinaro potrebbe avere presto un volto e un nome. Che abbia le ore contate?



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