Omicidio Maglie, Paiano rimase ferito nell’aggressione a colpi di machete? Si cercano conferme


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Sul corpo di Simone Paiano, il 25enne di Maglie accusato dell’omicidio di Mattia Capocelli a pochi passi da un fast-food ci sono delle ferite? Sono state provocate da un’arma da taglio o da un oggetto contundente? E ancora, sul giubbotto che indossava quella sera quando ha sparato al 28enne un solo colpo di pistola sono presenti squarci compatibili con le lesioni? Per trovare le risposte a queste domande il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini ha incaricato il medico legale Ermenegildo Colosimo di eseguire tutti gli accertamenti del caso sul corpo del killer, assistito dall’avvocato Dimitry Conte e sostituito dal collega Amilcare Tana, ma anche su quello del fratello, presente il giorno della tragedia.

Gli esami sono cominciati questa mattina ed erano presenti anche la dottoressa Chiara Candelli, nominata dal difensore dell’omicida reo confesso e il medico legale Roberto Vaglio per la famiglia della vittima.

Toccherà aspettare 30 giorni per conoscere i dettagli della visita medica che dovrà stabilire anche i tempi di guarigione delle ferite o, se presenti, a quando risalgano.

Si spera, in questo modo, di poter aggiungere altri tasselli alla ricostruzione del delitto. Paiano, accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e e porto abusivo di arma da fuoco, ha raccontato durante l’interrogatorio di essere andato al fast-food perché il fratello era stato sequestrato ed implorava aiuto al telefono. Una volta giunto sul posto, ha dichiarato di essere stato aggredito con un machete da Capocelli e per questo gli avrebbe sparato, “per difendersi”. Credeva però di averlo colpito al braccio perché era ancora in piedi quando è fuggito via, in sella alla sua moto.