«Lucio non stava bene quando ha commesso l’omicidio». Per questo, l’avvocato Luigi Rella che difende il 18enne di Montesardo ha chiesto in aula una nuova perizia psichiatrica per stabilire se il ragazzo, all’epoca minorenne e con alle spalle diversi TSO, era in grado di intendere e di volere quando ha tolto la vita alla sua fidanzatina.
Lo ha confermato all’uscita del Tribunale dei Minorenni dove, questa mattina, era attesa la seconda udienza del processo per la morte della 16enne di Specchia, uccisa a mani nude e sepolta viva sotto un cumulo di pietre dai quali spuntavano solo i piedi. È così che i carabinieri l’hanno trovata nelle campagne di Castrignano del Capo.
Non è stata l’unica richiesta avanzata dal legale durante la discussione, durata circa due ore. L’avvocato Rella, infatti, si è soffermato anche sull’aggravante della premeditazione contestata al ragazzo che ha sempre sostenuto la tesi dell’omicidio d’impeto. Del delitto maturato per uno scatto d’ira.
Eppure, secondo l’accusa Lucio aveva meditato l’aggressione mortale alla sua fidanzata. E anche a lungo.
Il riconoscimento delle attenuanti generiche e la riqualificazione da soppressione del cadavere in semplice occultamento sono le altre due richiesta formulate dal legale.
In aula era presente anche Benedetta, la sorella maggiore di Noemi. «Spero che la giustizia faccia il suo corso – ha dichiarato all’uscita del tribunale – vedremo domani cosa deciderà il giudice». Qualcuno le ha chiesto se avesse guardato in faccia Lucio: «Certo che l’ho guardato – ha risposto – per lui parlerà la sua coscienza».
Noemi è morta e, indipendentemente dalla sentenza attesa per domani, Lucio dovrà fare i conti con ciò che ha fatto il tre settembre per tutta la vita.