Caso Noemi, Lucio ci ripensa e accusa un meccanico. Il legale: “dichiarazioni infamanti che lasciano basiti”


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Dopo la confessione, la lettera in cui l’assassino reo confesso di Noemi Durini punta nuovamente il dito contro un 49enne di Patù. Ennesimo colpo di scena nella triste vicenda sull’uccisione della ragazza di Specchia avvenuto lo scorso 3 settembre.

Il fidanzato della giovane, Lucio, che poche ore fa ha visto depositati i risultati della perizia psichiatrica dalla quale è risultato come il ragazzo al momento del fatti – ancora minorenne – era capace di intendere e di volere, dopo l’iniziale confessione davanti ai PM, torna a far parlare di sé e di una misteriosa lettera.

Spunta una lettera durante “Quarto Grado”

Poche righe, come spiegato nel corso della trasmissione di Rete 4 “Quarto Grado” andata in onda ieri sera, ma cariche di mistero: Lucio, infatti, avrebbe consegnato ad un agente Polizia Penitenziaria una lettera in cui accusava dell’omicidio di Noemi Fausto Nicolì, meccanico 49enne di Patù.

L’uomo, che ha già denunciato il ragazzo tempo fa, ieri si è visto nuovamente tirato in ballo dal 18enne. Nuove dichiarazioni, persino una lettera, che lo accusa nuovamente di essere il killer di Noemi Durini.

La vicenda, naturalmente, ha fatto molto clamore a livello nazionale e oggi a parlare è l’avvocato Luca Puce, legale difensore del meccanico salentino.

“Non avendo ancora una cognizione completa di quella, che, a tutti gli effetti, appare come l’ennesima fantasiosa esternazione da parte di Lucio, allo stato, qualsivoglia dichiarazione di intenti, nell’interesse del mio assistito, sarebbe prematura, sebbene accuse così infamanti ed impiantate sul nulla, lascino basiti e, verosimilmente, non potranno non essere sottoposte, in chiave punitiva, all’attenzione dell’Autorità giudiziaria”.

Questo il commento da parte del legale che arricchisce ulteriormente il mosaico di una delle vicende di cronaca più tristi del Salento. Lucio, intanto, resta relegato nel carcere minorile di Quartucciu, in Sardegna, dovendosi difendere dalle accuse di omicidio, ma resta sempre in piedi l’ipotesi della presenza di un complice.