Gli investigatori parlano di un «giovane a rischio». Chiunque lo conosceva, invece, lo descrive come un «ragazzo difficile». E anche Noemi, forse, aveva confidato quel lato violento del suo fidanzato se il post condiviso su Facebook il 23 agosto era riferito a lui. Certo è che la frase «Non è amore se ti fa male, non è amore se ti controlla, non è amore se ti fa paura di essere ciò che sei; non è amore se ti picchia, non è amore se ti umilia (…). Il nome è abuso. E tu meriti l’amore. Molto amore. C’è vita fuori da una relazione abusiva. Fidati!» oggi, dopo il tragico epilogo, appare ancor più triste. Un grido di dolore che, forse, nessuno ha ascoltato. La studentessa 16enne di Specchia è stata ritrovata priva di vita in una campagna di Castrignano del Capo, coperta dai sassi di un muretto a secco che ha nascosto quel segreto da domenica, 3 settembre, giorno della scomparsa. Attorno c’era il silenzio, quello tipico di una distesa di ulivi.
Il 17enne, alla fine, è crollato. Ha portato gli inquirenti in zona San Lorenzo, dove l’aveva lasciata senza guardarsi indietro, scrivendo la parola fine sulle speranze di ritrovarla viva. Nella notte, durante un lungo interrogatorio, ha aggiunto altri dettagli. Ha detto di averla uccisa con un coltello che la ragazza aveva portato con sé, quando è uscita dalla sua abitazione all’alba. «L’ho ammazzata perché premeva per sterminare tutta la mia famiglia» avrebbe raccontato, mentre descriveva il piano diabolico della ragazza di eliminare chiunque ostacolasse il loro amore. I due sarebbero poi fuggiti a Milano come dimostrerebbe una lista di numeri di telefono, dove era possibile poter dormire. Saranno gli inquirenti ora a valutare l’attendibilità di queste dichiarazioni pesanti che gettano fango su una ragazzina i cui sogni sono stati spezzati alle prime luci del mattino di una domenica di settembre.
“Hanno creato un mostro, una bestia che se l’è divorato…” hanno urlato i genitori quando hanno appreso, in diretta a Chi l’ha Visto, che il figlio aveva confessato. Anche di fronte a questa verità hanno continuato a puntare il dito contro la studentessa di Specchia, colpevole – a loro dire – di averlo rovinato. Del resto, quando l’11 agosto Noemi aggiorna il suo profilo social per urlare al mondo di essere ‘fidanzata ufficialmente’ il primo commento è quello del padre del ragazzo. “Un cancro”, scriveva B.M, ora indagato per sequestro di persona e concorso in occultamento del cadavere, forse per ricordare alla fidanzatina di suo figlio che non era ben accetta.
Del 17enne dicono che sia uno sbandato, i familiari stessi raccontano dei tre TSO subiti in un anno e chi lo conosce ci ha tenuto a sottolineare che ‘da uno così, è meglio stare alla larga’, che ‘era capace di tutto’ come dimostra il video che ‘immortala’ il ragazzo mentre frantumava con una sedia i vetri dell’auto del papà di Noemi colpevole solo di avergli chiesto notizie della figlia sparita da giorni. Anche il procuratore della Repubblica, Leone De Castris, sul luogo del ritrovamento, non ha nascosto che si tratta di una persona «con problemi psichici ‘accertati’», ma ieri quando è uscito dalla caserma, dopo ore di domande e chiarimenti, è apparso sorridente, ha salutato la folla che voleva linciarlo quasi come provocazione e ha persino fatto una linguaccia prima di salire sulla macchina dei carabinieri che lo hanno accompagnato in una ‘struttura protetta’.
Noemi, sul profilo aveva pubblicato una frase dedicata al 17enne per il loro primo anno di fidanzamento: «E non stupitevi se siamo ancora qua, abbiamo detto per sempre e per sempre sarà!». Per sempre è stato. Noemi che non c’è più.
L’autopsia – L’unica cosa certa, in questo momento, è che quella maledetta domenica Noemi è uscita da casa per salire in macchina con il suo aguzzino. Cosa sia accaduto negli istanti successivi, al momento sono solo ‘ipotesi’. Ci sono le parole, dure, del ragazzo che ha tentato di scaricare la colpa sulla sua fidanzata e c’è il racconto del luogo che ha custodito per 10 giorni il corpo senza vita della studentessa. Sarà l’autopsia – attesa per sabato o al massimo lunedì nell’ospedale ‘Vito Fazzi’ di Lecce – a dare qualche risposta in più.
Per ora, come stabilito dal medico legale, Roberto Vaglio, si sa solo che la ragazza aveva una profonda ferita alla testa, compatibile con un colpo inferto con una pietra o con un altro oggetto contundente. Segni simili a quelli provocati da una lama sono stati notati, invece, all’altezza del collo, ma sarà l’esame più approfondito a stabilire se si tratta di un taglio o semplicemente se sia una “conseguenza” del fatto che il corpo sia rimasto lì, in balia delle intemperie per dieci interminabili giorni.