Operaio morto nel cantiere di un opificio industriale. Due imprenditori condannati per omicidio colposo  

I due imputati sono stati ritenuti responsabili della morte dell’operaio di Copertino, Maurizio Barbarossa, deceduto il 3 giugno del 2014

Si conclude con la condanna, il processo a carico dei fratelli Leo, noti imprenditori edili, per la morte di un operaio nel cantiere di un opificio industriale. Il giudice monocratico Fabrizio Malagnino ha inflitto 1 anno e 4 mesi di reclusione (minimo della pena e sospensione della stessa) con il riconoscimento delle attenuanti generiche a Massimo Leo, 56enne, in qualità di legale rappresentante della Leo Costruzioni Spa ed Elio Leo, 58 anni, nello stesso ruolo, ma della ASTRA srl. I due fratelli, entrambi di Lequile, rispondevano dell’accusa di omicidio colposo ed il pm Donatina Buffelli aveva invocato la condanna a 2 anni. Sono entrambi assistiti dallavvocato Luigi Covella, il quale una volta depositate le motivazioni della sentenza (entro 90 giorni), presenterà ricorso in Appello.

Invece, laltro imputato Antonio Rinaldi, 62 anni di Lecce, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza, venne condannato ad 1 anno e 2 mesi con il rito abbreviato ed il processo è pendente in Appello. Limputato è difeso dall’avvocato Francesco Vergine.

Secondo il sostituto procuratore Paola Guglielmi, gli imputati sarebbero stati responsabili della morte delloperaio di Copertino, Maurizio Barbarossa, deceduto il 3 giugno del 2014. Egli stava lavorando nel cantiere dellopificio della Demar (appaltato dalla Leo e subappaltato dallASTRA), nella zona industriale di Lecce. Barbarossa era impiegato nella realizzazione di travi a sbalzo, come appoggio per la successiva messa in opera del solaio e si trovava sullultimo ponteggio, quello collocato più in alto sullimpalcatura. Udendo degli scricchiolii, provenienti dallarmatura di sostegno, decise di scendere e di recarsi nella parte interna del fabbricato, ma tentando di salire sullimpalcato della cassaforma (un contenitore, che sarebbe stato collegato in maniera inadeguata) venne investito dal crollo dellimpalcatura. Il corpo oramai privo di vita di Barbarossa fu ritrovato ai piedi del muro perimetrale interno e affianco ad esso, limpalcatura del fabbricato terminata al suolo. Barbarossa riportò varie lesioni mortali degli organi vitali.

Le indagini, si basarono, anzitutto, sugli accertamenti eseguiti dagli Ispettori dello Spesal e su di una consulenza tecnica dellingegnere Antonio Vernaleone, sulla dinamica dell’incidente.



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