La Guardia di Finanza di Brindisi ha sgominato un'organizzazione criminale presumibilmente collegata alla "Sacra Corona Unita". Nel totale, sono quindici gli arresti – effettuati nel nord leccese – disposti questa mattina dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Dia del capoluogo salentino: quattordici i destinatari della custodia cautelare in carcere, un altro soggetto invece è ai domiciliari. I particolari nella conferenza tenuta dal Procuratore Cataldo Motta.
Nelle prime ore della mattinata, ottanta militari della Guardia di Finanza di Brindisi – in sinergia con le componenti aeree e dal Gruppo Investigazione Arintimafia relativa alle Fiamme Gialle leccesi – hanno eseguito ben quindici provvedimenti di custodia cautelare disposti dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo salentino. Le persone indagate risultano ventisei (tra cui una donna); quattordici sono, invece, le destinatarie della custodia cautelare in carcere. Un'altra si trova agli arresti domiciliari.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, colpisce direttamente la “Sacra Corona Unita”, imperante nel territorio del nord leccese, dove diversi sono stati gli episodi criminali succedutisi negli ultimi tempi. Nello specifico, i provvedimenti sono del gip Simona Panzera su richiesta del pm Alessio Coccioli della Dda e del procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi di Brindisi, dov'era cominciata l'indagine.
I reati contestati ai soggetti destinatari dei provvedimenti cautelari sono associazione per delinquere di tipo mafioso, rapina a mano armata, lesione personale, detenzione e porto abusivo d’armi, lesione personale, furto, associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e favoreggiamento personale. L'attività investigativa, al cui coordinamento ha partecipato anche il Procuratore capo della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, riguarda noti esponenti della "Scu", tra cui Salvatore Caramuscio (alias "Scaramau", già condannato in passato per reati analoghi) e Leandro Luggeri (alias "il nipote"). Seconde le accuse, pare che nonostante il regime detentivo costoro avrebbero continuato le illecite attività del sodalizio criminale.
Durante la conferenza stampa tenuta questa mattina dallo stesso dott. Cataldo Motta, si è voluta sottolineare la perpetrazione del cosiddetto "metodo mafioso" attraverso la forza intimidatrice impressa dall'organizzazione sul controllo del territorio; e con essa, anche una conseguente condizione di assoggettamento, omertà e "mutua assistenza" fra affiliati. Così, più avanti, è stato possibile identificare gli autori di una rapina a mano armata ai danni di una paninoteca ambulante di Trepuzzi nel giugno 2011. Oltre a questi, anche i componenti dell'associazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. "Ci sono state delle rapine violente – ha dichiarato Motta – ed episodi punitivi che rientrano negli aspetti caratterizzanti le associazioni di tipo mafioso. Sempre le stesse modalità, non sono fatti nuovi o ai quali non siamo abituati".
Capitolo rifiuti tossici nel Salento. Durante le interviste post conferenza, Motta ha risposto anche alcune domande che riguardavano le recenti, scandalose dichiarazioni di Carmine Schiavone, ex boss dei Casalesi. "Non corriamo dietro ai fantasmi" è stata la prima risposta del Procuratore Capo leccese. "Il territorio è sotto controllo – ha poi proseguito – quelle di questi giorni sono delle dichiarazioni di carattere generale emerse dalla notte dei tempi. Avete fatto una tempesta in un bicchiere d'acqua (dice rivolgendosi alla stampa) tali parole tanto non avevano rilievo da non venir trasmesse neanche alla Procura di Lecce, perché era un discorso assolutamente generico, privo di fondamento, privo di discorsi. Non c'è assolutamente nulla di cui preoccuparsi".