Finisce nei guai anche un finanziere nell’ambito della maxi operazione investigativa “Filo d’Arianna 2”.
Intanto, in mattinata, i carabinieri del Ros di Lecce hanno arrestato in flagranza di reato due persone, tra cui G.C., 44 anni di Monteroni, in servizio presso il comando della Guardia di finanza di Brindisi.
Nel corso di una perquisizione domiciliare i militari hanno rinvenuto circa cinque chili di cocaina e 300mila euro in contanti.
G.C., nell’ordinanza a firma del gip Laura Liguori, risulta invece indagato a piede libero per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e per rivelazione di segreti d’ufficio.
I fatti contestati dalla Procura nei confronti del finanziere, nell’ordinanza relativa all’operazione Filo d’Arianna 2, si sarebbero verificati tra agosto del 2020 e gennaio del 2021.
Secondo l’accusa, il G.C. custodiva lo stupefacente all’interno della propria abitazione e fungeva da corriere della droga. Non solo, poiché provvedeva alla lavorazione dell’eroina per la successiva vendita e il confezionamento. E poi avrebbe contribuito all’attività di coltivazione di sostanza stupefacente.
Non solo, poiché secondo l’accusa, il finanziere rivelava segreti di ufficio che dovevano rimanere segreti, poiché riferiva a Tarantino Ludovico e a Tarantino Gabriele (entrambi arrestati) della esistenza di attività di intercettazione in corso che riguardavano traffici illeciti con l’Albania suggerendo di evitare di effettuare forniture da quel territorio per la presenza sul porto di militari del suo reparto. Inoltre, riferiva di operazioni di polizia, per evitare ai Tarantino di incorrere in sequestri di droga.
La Procura aveva chiesto la misura cautelare, ma il gip Laura Liguori ha rigettato l’istanza per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza.
Ed afferma il gip nell’ordinanza: “Sebbene possano ritenersi provati i suoi contatti con TARANTINO Gabriele e TARANTINO Ludovico e ne sia emerso il coinvolgimento nella vicenda riguardante la programmata coltivazione di marijuana, complessivamente le emergenze investigative non consentono di affermare con elevata probabilità, necessaria a giustificare l’adozione di una misura cautelare, che quei contatti si siano in concreto tradotti nella partecipazione all’associazione”. Ed aggiunge il gip: “Né si può ritenere sostenuta da gravi indizi l’ipotesi che la sua abitazione fosse una delle “basi” ove venivano custoditi quantitativi di stupefacente a detta associazione riferibile”.
