L’ormai ex moglie del boss resta in carcere. La donna è stata arrestata nella maxi operazione investigativa, avente come epicentro Martano, che ha portato il 10 gennaio scorso a 15 misure cautelari.
Il Tribunale del Riesame (presidente Pia Verderosa, relatore Antonio Gatto, a latere Giovanni Gallo) ha rigettato il ricorso della difesa per Maria Assunta Stella, 55enne di Martano, detenuta nel carcere di Trani. L’ex moglie del boss Totò Rizzo (estraneo a questa inchiesta), il quale ha già avviato da novembre, la pratica per il divorzio, risponde del reato di estorsione, in concorso con Francesco Zimari e Salvatore Beneloucif ed M.P. (indagato a piede libero) per aver costretto un altro soggetto a versare somme di denaro, per il mancato pagamento di forniture di marmi ricevute da quest’ultimo
Maria Assunta Stella, come affermato dalla pm della Dda Giovanna Cannarile: “È rispettata tuttora dalle organizzazioni criminali operanti sul territorio, non solo in virtù del rapporto di coniugio con un esponente della criminalità mafiosa locale, ma anche per il carisma (criminale) che promana dalla sua figura, in virtù del quale coltiva una “fetta” di interessi strettamente personali che le permettono di mantenere tuttora un significativo controllo sul territorio”.
Invece, il Riesame ha sostituito la misura del carcere con i domiciliari per Salvatore Mancarella, 40enne di Martano che rispondeva dell’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L’indagato è assistito dall’avvocato Riccardo Giannuzzi che esprime soddisfazione per la decisione.
Nelle scorse ore, dinanzi al gip Marcello Rizzo, si sono svolti gli interrogatori di garanzia e hanno fatto “scena muta” quasi tutti i 12 arrestati finiti in carcere.
Anche Maria Assunta Stella, ascoltata per rogatoria dal carcere di Trani si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Così come Giuseppe Bevilacqua, 37enne di Martano, considerato il capo del sodalizio criminale.
Le indagini, sono state avviate nel mese di agosto del 2019 dai Carabinieri della Compagnia di Maglie e poi coordinate dal pm Giovanna Cannarile della Direzione Distrettuale Antimafia, a seguito del tentato omicidio a Soleto a colpi di arma da fuoco del pregiudicato Alberto Specchia. Alla base del gesto, i contrasti generati dalla concorrenza nell’attività di noleggio di lettini sulle spiagge delle marine leccesi e la gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti, avente come epicentro Martano.