Licenziamento degli oss assunti a tempo determinato, Cobas Pubblico Impiego promette battaglia


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Sulla vicenda dei licenziamenti degli Oss assunti a tempo determinato, il Cobas Pubblico Impiego scende in campo con manifestazioni e sit-in che non si fermeranno soltanto a Lecce ma proseguiranno anche sotto la sede della Regione Puglia.

Gli Operatori Socio Sanitari che hanno maturato otto mesi di servizio a tempo determinato cessano con decorrenza 1 novembre 2021” si legge nella disposizione della Direzione Generale dell’Asl di Lecce rivolta a quella platea di lavoratori ma Cobas Lecce non ci sta e chiede, invece, non solo il rispetto dei contratti a 36 mesi già sottoscritti ma anche il passaggio a 36 mesi dei restanti contratti.

Giuseppe Mancarella, in un’intervista concessa a Leccenews24.it, promette battaglia

Perché Cobas Pubblico Impiego chiede la revoca in autotutela della Disposizione della Direzione Generale n.147902 del 04/10/2021?
Per noi si tratta di un provvedimento palesemente in contrasto con la legislazione nazionale e regionale vigente in materia. Non rispetta certamente l’articolo 36, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, che reca norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, in quanto il lavoro a tempo determinato è ammesso «per rispondere ad esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale».

Quindi voi avete diffidato l’Asl di Lecce a dar corso a quanto comunicato in quella “Disposizione della Direzione Generale”. Una domanda: secondo voi questa decisione va nella direzione delle parole di Emiliano che accompagnavano provvedimenti a favore di quelle figure sanitarie che, in trincea, negli ospedali e fuori, combattevano il covid?
Assolutamente no. La Disposizione della Direzione Generale per noi – e non solo per noi, visti i giuristi a cui ci stiamo rivolgendo – contrasta proprio con la Deliberazione del Presidente della Giunta Regionale n. 1756 del 18 novembre 2020 sugli “Indirizzi per un’azione condivisa di contrasto alla pandemia da SARS-COV 2. Linee di intervento”. Quest’ultima detta le linee guida da rispettare per le assunzioni a tempo determinato nel servizio sanitario pugliese e dice che devono essere di almeno n.36 mesi. Infatti, la Deliberazione 18 novembre 2020, n. 1756 pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia – n. 159 del 20-11-2020 del Presidente della Giunta Regionale ai sensi dell’art. 41, comma 5 dello Statuto della Regione Puglia prevede a pagina n.3 al punto 8 di “Assumere a tempo determinato per tre anni medici, infermieri, OSS, per il rafforzamento dell’organico sia nei setting ospedalieri, sia nei setting territoriali, nelle more della ridefinizione dei PTFP 2020-2022”.

La disposizione della Direzione Generale in riferimento ai contratti a tempo determinato di 36 mesi, ha scelto invece la strada della riduzione a contratti a tempo di 4 mesi più ulteriori 4 per un totale massimo di 8 mesi.
Ma questo è incredibile. Perché molti di quei dipendenti assunti per 36 mesi si sono licenziati dai precedenti datori di lavoro pur avendo in atto contratti a tempo indeterminato. Mi chiedo: chi avrebbe mai fatto questa scelta per contratti di 4 mesi più 4? Sarebbe un cambio delle regole del gioco di una gravità inaudita. Non si scherza col lavoro delle persone e con la serenità delle famiglie.

Addirittura voi sostenete che quelle disposizione della direzione generale sia nulla.
Certo, è nulla perché contraria a disposizioni regionali ed è pure discriminatoria perché peggiorativa delle condizioni lavorative oltre a ledere il principio di uguaglianza tra lavoratori che svolgono le stesse mansioni ma in Asl pugliesi differenti. Su questo non transigiamo. Effettueremo diversi sit-in di protesta a Bari nei pressi della Presidenza della Regione Puglia e a Lecce nei pressi della Direzione Generale dell’Asl di Lecce per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori oltre che per lo scorrimento della graduatoria del Riuniti di Foggia.