
Ci sono cose che non si possono spiegare. La natura, ad esempio, spesso agisce in modi e tempi che spesso sfuggono alla comprensione umana. Da sempre l’uomo ha cercato delle risposte a ciò che non può comprendere e sono sempre meno coloro che nella nostra società secolarizzata accettano di convivere con l’imponderabile. Meglio rimanere nell’ambito delle cose che si possono capire, a cui si può dare un senso.
Ma se c’è una cosa che divide e fa discutere quella è la religione. Se si ha fede la risposta è semplice: si crede e ci si abbandona completamente. Se la fede vacilla o non esiste proprio non si possono comunque chiudere gli occhi dinanzi ad eventi apparentemente inspiegabili, raccontati con una tale dovizia di particolari da chi li ha vissuti in prima persona da diventare quasi “reali”.
Guadalupe in Messico, Lourdes in Francia, Fatima in Portogallo ed ancora la più recente Medjugorje sono tanti i santuari mariani, come vengono definiti, quei posti unici in cui la Madonna avrebbe deciso di non solo di apparire, ma anche di comunicare, di trasmettere un messaggio all’umanità.
«Ho fatto circa 2.000 chilometri fra terra e mare sulle tracce di una donna. È una donna di 'una bellezza indescrivibile', assicura chi l'ha incontrata». Antonio Socci ha raccontato così nel suo libro «Mistero a Medjugorje» il suo primo viaggio in quei luoghi dove, nel lontano 1981, il 24 giugno per l’esattezza, alcuni adolescenti videro su una collinetta, nei pressi del villaggio bosniaco, una giovane ragazza, splendida, dolce, che si sarebbe presentata come la «Beata Vergine Maria».
Il resto è storia nota. Quel luogo sperduto ogni anno accoglie milioni e milioni di pellegrini. Difficile raccontare l’atmosfera che si vive in questo piccolo villaggio della Bosnia-Erzegovina. Si parla di silenzio, di speranza, di persone di diverse nazionalità che di colpo diventano “amiche”, di storie diverse ma simili, di racconti drammatici e di altri semplici come quelle preghiere che la gente ripete con la mente e con il cuore stringendo in mano un rosario. Sussurrate come litanie. Non è facile spiegare come mai questo piccolo paese sia diventato da oltre trent’anni il centro di una devozione che raccoglie decine di migliaia di fedeli che da ogni dove scelgono di compiere quel viaggio in nome della Regina della Pace.
In fondo, le grandi apparizioni ottocentesche di La Salette e di Lourdes, poi quelle di inizio del Novecento, a Fatima, si sono verificate nel giro di settimane, o al massimo, di mesi. Qui invece no, continuano grazie ai veggenti che prenderebbero in consegna alcuni messaggi da parte della Madonna.
Chi ha vissuto questa esperienza parla di fenomeni straordinari: di profumo di lavanda, di sole che pulsa, di segni intravisti in quella luce che fanno tanto ricordare la Madre di Gesù. Suggestioni? Forse… Eppure tra i salentini appena tornati dal pellegrinaggio qualcuno timidamente sembra convinto di aver visto “qualcosa”, una figura, in quella sfera di luce, che lì e non altrove, sembra essere luminosissima.
Se hanno visto realmente o meno i “segni” mentre erano sulla collinetta dell’apparizione, il Podbrdo, nessuno può saperlo… quel che è certo è che sono tornati diversi da come sono partiti, più arricchiti. A Medjugorje non si “spiega”, si crede e basta.
Padre Mario Marafioti, direttore della Comunità Emmanuel, raggiunto telefonicamente da Leccenews24 ci ha spiegato «Il Pellegrinaggio a Medjugorje è una sincera esperienza di fede. Le persone vanno lì per pregare, per essere aiutate. Ci sono segni particolari: i veggenti e la loro testimonianza e i messaggi che trasmettono per conto della Madonna. Poi ci sono i luoghi: la collina della apparizioni, la Chiesa parrocchiale di San Giacomo e il Monte Krizevac. Ma, accanto a questi “segni” ce ne sono poi altri, quelli personali: un fedele può vedere una cosa che un altro invece non coglie».
Alla fine forse è questa l’unica spiegazione da dare: «la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono».