Arriva la condanna a 3 anni per un agente di polizia penitenziaria accusato di avere ripetutamente picchiato la oramai ex compagna con calci e pugni, anche alla presenza della figlia minore di quest’ultima. Non solo, poiché in alcune circostanze, a causa delle lesioni subite, la donna finiva in ospedale.
Nei giorni scorsi, il gup Laura Liguori ha accolto il patteggiamento della pena per un 47enne dell’hinterland di Lecce, assistito dall’avvocato Roberto De Mitri Aymone. L’imputato rispondeva dei reati di maltrattamenti e lesioni.
L’uomo nel luglio scorso era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari con braccialetto elettronico, a firma del gip Angelo Zizzari, come richiesto dal pm Rosaria Petrolo. Dopo il patteggiamento, il gup Liguori ha revocato la misura, sostituendola con il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla ex compagna.
Ricordiamo che nel corso dell’interrogatorio di garanzia l’agente ha negato gli addebiti e fornito la propria versione dei fatti.
Le indagini hanno preso il via dalla denuncia della presunta vittima, presentata a fine giugno. La donna, assistita dall’avvocato Sergio Nesci, affermava di essere stata, in più occasioni, strattonata e scaraventata per terra, per essere poi colpita con calci al torace e in testa. Ed in una occasione, a causa delle percosse subìte, perdeva conoscenza. E nel mese di maggio, in particolare, l’uomo le avrebbe strappato con violenza l’orecchino, lacerandole il lobo.
Dalle indagini sarebbe poi emerso come il compagno geloso pretendesse di monitorare in tempo reale gli spostamenti della convivente, imponendole la condivisione della posizione gps. Arrivando anche a picchiarla per aver dato troppa confidenza ai colleghi.
Inoltre, l’uomo vietava alla compagna di usare i social network e di uscire da sola con altre persone e spesso in preda all’ira distruggeva gli oggetti che trovava di fronte a sé. Non solo, poiché in una circostanza, a seguito di una violenta lite, l’avrebbe anche minacciata di morte, dicendole che le avrebbe dato fuoco nel sonno.