È iniziato questa mattina, in un’aula piena di gente, il dibattimento del processo a carico di 25 attivisti del movimento ‘No Tap’ per i disordini che si verificarono il 13 novembre del 2017. In tanti hanno voluto assistere all’udienza per essere al loro fianco.
Sul banco degli imputati compaiono studenti, commercianti, artisti, delle province di Lecce, Brindisi e Taranto. I vertici di Tap, invece, non erano presenti all’udienza, ma occorre ricordare che la società si è già costituita parte civile in precedenza, attraverso l’avvocato Andrea Sambati.
Oggi, dinanzi al giudice monocratico Roberta Maggio, sono stati ascoltati in aula nove testimoni della pubblica accusa, tra cui alcuni agenti di Digos e Questura, un vigilantes di Alma Roma ed un’impiegata dell’Info Point di Melndugno con riferimento a quanto accaduto, in occasione dell’istituzione della cosiddetta ‘zona rossa’. Quest’ultima prevedeva una serie di limitazioni intorno all’area del cantiere di San Basilio a San Foca, dove procedevano i lavori di costruzione del gasdotto.
L’udienza proseguirà il 14 maggio. In quella data, verranno sentiti anche numerosi testimoni della difesa.
Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Francesco Calabro, Giuseppe Milli, Carlo Sariconi, Francesco Stella e nel corso del dibattimento potranno controbattere alle accuse e fornire la propria versione dei fatti. In particolare, secondo la difesa, non sarebbe stato commesso il reato di violenza privata.
Invece, ritiene la Pubblica Accusa, alcuni manifestanti avrebbero impedito ad un camion Tap di avanzare. Altri avrebbero ostacolato il transito di un auto del servizio di vigilanza.
Gli imputati sono accusati anche di manifestazione non autorizzata, poiché avrebbero partecipato all’evento, radunandosi in corteo e percorrendo le vie del paese, senza darne preavviso al Questore.
C’è, infine, l’ipotesi di reato di resistenza a pubblico ufficiale. Tre di loro, avrebbero minacciato ed offeso gli agenti della Digos e della Squadra Mobile.
La nuova richiesta di archiviazione dell’inchiesta Tap
Intanto, sempre nella giornata di oggi, il pm Valeria Farina Valaori ha riformulato la richiesta di archiviazione dell’inchiesta sul “nodo Seveso”, nei confronti di Tap, per un difetto di notifica dell’istanza precedentemente inviata.
Infatti, la Procura dopo avere chiesto la revoca del decreto a firma del gip Cinzia Vergine, oramai viziato da nullità, ha provveduto ad inviare nuovamente la richiesta alle “parti offese”. Tra di esse compaiono: i sindaci Marco Potì per Melendugno; Fulvio Pedone di Lizzanello; Dina Manti, Corigliano d’Otranto, Luca De Carlo, di Vernole, Fabio Tarantino di Martano; Antonio Chiga, Zollino, Andrea De Pascali, Castrì di Lecce, Francesca De Vito, Calimera. E ancora, Alfredo Fasiello, presidente del Comitato No Tap Salento; il governatore della Regione Michele Emiliano; il Ministero dell’Ambiente e le associazioni Vas Onlus, Codacons, Italia Nostra.
Il procedimento vedeva indagati, per il reato di truffa ai danni dello Stato: Clara Risso, legale rappresentante di Tap e Gilberto Dialuce, Direttore generale per la sicurezza e per la sicurezza dell’approviggionamento e le infrastrutture energetiche del Ministero dello sviluppo Economico.
Adesso, il collegio difensivo delle “parti offese” potrà presentare opposizione alla richiesta di archiviazione avverso la richiesta di archiviazione. Esso è composto dagli avvocati: Francesco Calabro, Luigi e Roberto Rella, Ladislao Massari, Francesca Conte, Valentina Mele, Oronzo Calzolaro, Carlo Barone, Piero Mongelli, Mario Tagliaferro, Francesco Zizzari del Foro di Bari.
