Rapine a mano armata ed estorsioni: scoperti due distinti gruppi criminali, 6 arresti


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Il detto «da cosa nasce cosa» cade a pennello nell’operazione «Serpe» condotta dai Carabinieri della compagnia di Gallipoli, guidati da Francesco Battaglia che insieme ai colleghi della tenenza di Copertino, capitanati da Salvatore Giannuzzi hanno fatto luce su due gruppi criminali, legati tra loro da sottile un filo rosso. Da qui il blitz che ha portato all’arresto dei ‘capi’ delle due associazioni malavitose: Francesco Nestola, 35enne di Copertino, meglio conosciuto come  “Mpuddria”, votato alle rapine a mano armata tanto da essere diventato insieme al suo gruppo il terrore degli esercizi commerciali del Salento. Massimo Signore, 50enne di Lecce, detto “Zio Massimo” era interessato alle estorsioni ai danni dei parcheggiatori abusivi  ‘costretti’ a pagare 100 euro a settimana per continuare a «lavorare» tranquillamente. Insieme a loro, sono finiti nei guai Gianmarco Calcagnile, detto Musetto 29enne di Porto Cesareo; Pamela De Matteis, 25enne di Melendugno; Sabrina Malinconico, 25enne di Lecce e Giovanni Savina, 20enne di Copertino. E altre sette persone denunciate a piede libero: Fabrizio Basso, 28enne di Copertiino; Ilene Bevilacqua 21enne di Lecce; Costica Brinzoi, 21enne di origini rumene residente a Copertino; Mirko  Maiorano 24anni di Monteroni; Giuliano Zilli, 20enne di San Cesario; Pierpaolo Zilli, 23enne di San Cesario e Emanuele Bucisca, 32enne di Calimera.  
  
Sarebbero state proprio le donne a fare da trait d’union tra le due associazioni, ‘comparendo’ in entrambi i gruppi su cui stavano investigando gli uomini delle forze dell’ordine. Il ruolo di Pamela De Matteis e Sabrina Malinconico non era certo un ruolo marginale, anzi.  
  
L’indagine è iniziata il 5 gennaio 2015 quando, in meno di un’ora, una banda era riuscita a mettere a segno due colpi: uno all’interno del supermercato “Meta” di Copertino, l’altro al “Sisa” di Monteroni. Qualcosa era andato storto e uno dei componenti, oggi indagato, era stato arrestato in flagranza di reato. È stata questa la chiave di volta. Ricostruendo l’accaduto, gli investigatori hanno fatto caso ad un particolare che si è rilevato determinante per chiudere il cerchio. La Fiat Stilo di colore grigio utilizzata nelle rapine era la stessa ‘notata’ in almeno altri due episodi: il primo del 27 novembre del 2014 in una ricevitoria del lotto a Porto Cesareo, il secondo del 21 dicembre dello stesso anno in un centro scommesse di Salice Salentino. I filmati delle telecamere di videosorveglianza, il modus operandi del gruppo che era solito ‘accompagnarsi’ sempre con armi e fucili a canne mozze, le intercettazioni ambientali in una delle auto degli indagati e i tabulati telefonici hanno permesso di svelare tutto il resto.
  
Di fronte non c’era più una semplice banda che aveva preso di mira gli esercizi commerciali, ma una vera e propria associazione a delinquere dove ognuno aveva il suo compito, si studiavano le attività commerciali da ‘visitare’ e poi si metteva in pratica il piano. Il sodalizio aveva persino basi di appoggio per eludere i controlli. A quel punto, tutti i pezzi del puzzle combaciavano e il 18 aprile 2015 tre degli indagati sono stati fermati prima che dessero vita ad un nuovo disegno criminale. Avevano effettuato un sopralluogo all’interno di un ufficio Postale e probabilmente lo avrebbero ripulito se non fossero stati pizzicati a bordo di un’auto con una pistola clandestina e per questo arrestati.  
 
Ma non è tutto dato che, mentre stavano facendo luce sulle rapine che avevano allarmato il Salento, i militari hanno scoperto il secondo giro d’affari facente capo a Signore: quello dedito alla commissione di un numero indeterminato di estorsioni, finalizzate alla gestione dei parcheggi liberi tra cui quelli dell’Ospedale “Vito Fazzi” e Piazza Libertini di Lecce, dell’Ipercoop e della Fiat Autostat di Surbo. Almeno cinque le ‘vittime’ accertate, ma potrebbero essere molto di più. Una, temendo per la sua incolumità, ha deciso di vuotare il sacco confermando i sospetti: i parcheggiatori abusivi a suon di minacce ed intimidazioni erano costretti a versare non meno di 100 euro a settimana, per accaparrarsi la gestione e controllo di un sempre maggiore numero di aree parcheggio.
  
L’operazione prende il nome dal “Vicolo Serpe” di Copertino, dove gli associati erano soliti incontrarsi per le direttive delittuose, sito nel centro storico tra un dedalo di viuzze e abitazioni in parte in stato di degrado ed abbandono.

Gli interrogatori di garanzia avranno inizio nella giornata di martedì, innanzi al gip Toriello. Massimo Signore è difeso dall'avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti.