Pubblicata la relazione della Dia, in provincia di Lecce la criminalità instaura rapporti con i mercati legali

I dati sono relativi al secondo semestre del 2022, dai quali emerge che i sodalizi prediligono agire negli ambiti che destano minore allarme e sociale, ma che generano ingenti profitti

Una criminalità moderna, che predilige agire negli ambiti che destano minore allarme e sociale, ma che generano ingenti profitti gradualmente immessi nei circuiti legali.

È questo quanto emerge dalla relazione semestrale  luglio÷dicembre 2022 – della Direzione Investigativa Antimafia, pubblicata  nella giornata di ieri, sul sito del Senato della Repubblica e presentata dal Ministro dell’Interno

Nella e relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del II semestre L’analisi è realizzata sulla base delle investigazioni giudiziarie e di prevenzione conferma, ancora una volta, che i sodalizi prediligono

La provincia di Lecce

Per quel che riguarda il territorio salentino, nel periodo in esame le consorterie mafiose attive nel comprensorio leccese sembrerebbero evolvere verso strategie criminali che lascerebbero presupporre un graduale processo di infiltrazione nel tessuto economico. In tale contesto, gli accordi che vengono ricercati e instaurati con i mercati legali, grazie anche a rapporti con imprenditori e professionisti compiacenti, nonché funzionari infedeli, indurrebbero i sodalizi a trascurare il tradizionale “metodo mafioso”, caratterizzato da azioni violente e guerre fratricide.

Inchieste “Insidia” e “Hydruntiade”

Il quadro delineato parrebbe confermato dallo scioglimento del Comune di Neviano dove la Commissione prefettizia, insediatasi il 21 febbraio 2022 nell’Ente locale, ha accertato forme di condizionamento e d’ingerenza della criminalità organizzata. Le determinazioni assunte in ordine allo scioglimento hanno confermato la delicata realtà sociale già emersa negli esiti dell’indagine “Insidia” (febbraio 2022). I gangli del clan si insinuavano anche negli apparati amministrativi attraverso la stipula di un pactum sceleris avente ad oggetto lo scambio politico-mafioso tra voti e utilità economica. 230 Non meno significative gli accadimenti che, seppur in assenza di collegamenti mafiosi, hanno visto protagonisti gli amministratori del Comune di Otranto negli esiti dell’inchiesta “Hydruntiade”, il 12 settembre 2022, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza. L’indagine, ha consentito di delineare l’esistenza di una struttura organizzata, egemonica sul territorio” formata da funzionari pubblici infedeli, ritenuti artefici di un sistema di natura corruttiva, nonché da imprenditori locali in grado di garantire un vasto bacino elettorale in cambio di vantaggi economici. I vertici dell’organizzazione avrebbero poi esercitato pressioni ed implicite minacce per orientare le scelte dell’Ente locale nell’affidamento di lavori pubblici, facendo emergere un modus operandi dell’apparato pubblico che sarebbe stato finalizzato alla gestione personalistica del potere pubblico tramite rapporti di natura corruttiva politico-imprenditoriale finalizzati alla turbativa delle gare d’appalto, in cambio di vantaggi economico-patrimoniali e consenso elettorale.

Inchiesta “Ponti d’oro”

Nel senso, d’interesse risultano anche altre operazioni di polizia, quali quella conclusa il 20 luglio 2022 dalla Guardia di Finanza con l’esecuzione di un provvedimento cautelare emesso a carico di 22 presunti responsabili, a vario titolo, di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di emissione di fatture per operazioni inesistenti, con accertato danno all’Erario di 1 milione di euro. Altrettanto significativa l’inchiesta “Ponti d’oro” conclusa, il 22 novembre 2022 sempre dalla Guardia di finanza, disarticolando un articolato sistema volto a consentire alle società, riconducibili ad uno degli indagati, di evadere le imposte mediante l’utilizzo di fatture relative ad operazioni inesistenti. Nello specifico, i titolari di una società salentina, agevolati da alcuni professionisti e ricorrendo ad una rete di prestanome, avrebbero utilizzato diverse società “cartiere” ubicate all’estero per trasferire ingenti somme di denaro simulando l’acquisto di partite di oro. La “governance” delle attività criminali faceva capo a 2 soggetti uno dei quali leccese “dominus indiscusso” e l’altro di origine calabrese quale “promotore ed organizzatore”. A carico delle società di capitali e delle persone fisiche coinvolte è stato poi disposto il sequestro preventivo per equivalente pari a 133 milioni di euro.

Protocollo tra Inps e Corte d’Appello di Lecce

Il rischio d’infiltrazioni mafiose ha portato anche alla sottoscrizione, il 18 ottobre  di un accordo di collaborazione tra l’Inps (Direzione Regionale e Provinciali di Brindisi, Lecce e Taranto) e la Corte di Appello di Lecce, insieme all’Avvocatura Generale di Taranto ed ai Procuratori della Repubblica delle tre province di competenza, le cui sinergie tendono a rendere più efficace la lotta alle infiltrazioni criminali nell’ agricoltura, riguardo al caporalato e al lavoro nero, tramite azioni coordinate tese a prevenire anche l’erogazione di indebite prestazioni. A tal fine sarà realizzato un flusso informativo diretto tra le Procure di Lecce, Brindisi e Taranto e le relative direzioni provinciali Inps. L’accordo si propone altresì di realizzare un coordinamento infra-circondariale tra Procure della Repubblica e INPS, con l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali come l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza e altre forze dell’Ordine, in modo da favorire una più adeguata condivisione delle informazioni disponibili e predisporre più efficaci strumenti di controllo e di supporto operativo nella fase di accertamento degli eventuali illeciti.

La situazione del capoluogo

Nella città di Lecce permarrebbe l’egemonia dei gruppi criminali Pepe e Briganti, entrambi attivi nel traffico di stupefacenti e nelle estorsioni, i cui già precari equilibri potrebbero, però, essere rimessi in discussione dopo la scarcerazione di un boss affiliato al clan Briganti.

Il gruppo criminale Penza, autonomo e strutturato su base familiare, risulterebbe operativo, oltre che nel capoluogo, anche nei Comuni di Melendugno e zone litoranee, Vernole, Caprarica, Calimera e Lizzanello. Nell’intero circondario salentino rimane comunque indiscussa la supremazia criminale del gruppo Tornese di Monteroni di Lecce ed egemone anche a Guagnano, Carmiano, Veglie, Leverano, Arnesano, Porto Cesareo e Sant’Isidoro.

Inchiesta “Labirinto”

Gli esiti dell’inchiesta “Labirinto”, che trae origine dall’operazione “Baia Verde” del 2014, hanno peraltro documentato come l’influenza del sodalizio si estenda fino alla zona jonica di Gallipoli. Nella provincia, i diversi gruppi criminali farebbero generalmente capo a nuclei familiari radicati in piccoli Comuni dove manterrebbero gli equilibri agevolati dalla citata discendenza familiare.

Le aree di Campi Salentina, Trepuzzi e Squinzano, già sotto le influenze criminali degli storici clan della sacra corona unita De Tommasi e Pellegrino, negli ultimi tempi hanno subito le ingerenze dei sodalizi leccesi e, in particolare, del gruppo Pepe

Incendi

Nel semestre in esame, considerevoli anche gli attentati incendiari che hanno contrassegnato il basso Salento. Analizzando il fenomeno in chiave statistica, il confronto degli eventi occorsi nel periodo in esame con quanto avvenuto negli analoghi periodi dei precedenti anni ha evidenziato un lieve aumento, con una concentrazione più elevata nell’area di Casarano.