Rischia di ripartire da zero il maxi processo sullo scandalo in Vaticano, riguardante alcune operazioni finanziarie sospette fra Roma e Londra e che vede imputato anche monsignor Mauro Carlino, di origini salentine.
In mattinata, il promotore di giustizia ha chiesto al tribunale, la restituzione di tutti gli atti d’indagine. La richiesta è giunta dopo che già nella scorsa udienza – tenutasi nella sala polifunzionale dei Musei Vaticani, allestita per l’occasione ad Aula di Tribunale – i difensori degli imputati, tra cui anche l’avvocato Mondello del Foro di Roma, legale di Mauro Carlino, hanno evidenziato alcune nullità nella richiesta di rinvio a giustizia. In particolare, le persone coinvolte nell’inchiesta non sarebbero state interrogate sul fatto oggetto di contestazione.
L’avvocato Salvino Mondello ha chiesto la nullità della richiesta di rinvio a giudizio per le accuse di estorsione e abuso d’ufficio, poiché i due reati non sono mai stati contestati nel corso delle indagini preliminari. La decisione del collegio giudicante (Presidente Giuseppe Pignatone) è prevista domattina, quando verra emessa un’apposita ordinanza.
Le accuse
Sul banco degli imputati compare anche Mauro Carlino, 45enne originario di Lecce, già capo dell’ufficio informazione e documentazione del Vaticano e segretario dell’ormai ex cardinale Angelo Becciu (anche lui sotto processo).
Nello specifico, Carlino è imputato per estorsione in concorso, con altri imputati tra cui, il broker, Gianlugi Torzi. Quest’ultimo, “incutendo timore di gravi danni agli averi della Segreteria di Stato”, avrebbe costretto a seguito di una lunga trattativa con vari emissari della stessa Segreteria (tra cui Carlino) a richiedere di farsi mettere a disposizione gli importi di 10 milioni di euro e di 5 milioni di euro, giustificati con due fatture di operazioni finanziarie inesistenti.
Non solo, Carlino, secondo l’accusa, risponde di abuso di ufficio. Sempre in concorso, avrebbe abusato dei suoi poteri “per far ottenere un indebito vantaggio a Gianluigi Torzi, dopo aver avuto notizia dell’esistenza di un’operazione che per natura complessità, rilevanza dell’importo e tipologia dei soggetti coinvolti, doveva considerarsi sospetta”. Non solo, poichè gli imputati “omettevano di denunciare il tentativo, prima e la consumazione, poi, dell’estorsione commessa da Torzi”.
Per arrivare a rinviare a giudizio i 10 imputati è stato necessario avere l’ok di Papa Francesco, sulla base di una nuova normativa introdotta proprio da lui.
Lo scandalo vaticano è iniziato dall’acquisto gonfiato di un immobile a Sloane Avenue a Londra. Secondo gli inquirenti, “è stata realizzata dai gestori del fondo per le elemosine una consistente rivalutazione contabile dell’edificio”.