Non solo è uno dei monumenti più affascinati che si possono ammirare nel cuore del centro storico, tra gli edifici di epoca fascista, la bellezza della Chiesa dedicata a Santa Maria della Grazia e il profumo della pasticceria tradizionale che proviene dai bar che si affacciano sul salotto elegante della città.
L’Anfiteatro romano in piazza sant’Oronzo è una finestra aperta sulla storia, una pagina del passato da leggere e ammirare.
Nella notte, però, qualcuno ha ben pensato di imbrattare la balaustra esterna che “protegge” l’arena con la scritta «Dux», “oltraggiando” l’antichissimo manufatto e la cultura in generale. Una firma, a caratteri cubitali, lasciata con il pennarello nero indelebile.
Turisti e salentini possono ammirare solo una piccola parte del monumento (un terzo circa, il resto è e resterà nascosto), simbolo dell’importanza raggiunta dalla Lupiae, l’antenata romana di Lecce, tra il I e il II secolo d.C.
Non c’è “straniero” che non si fermi ad ammirare il monumentale edificio che in passato – secondo una stima – poteva ospitare più di 20mila spettatori. Pensare, che si tratta di una scoperta “recente”. L’Anfiteatro, infatti, ha rivisto la luce durante i lavori di costruzione del palazzo della Banca d’Italia, effettuati nei primi anni del ‘900. Le operazioni di scavo iniziarono quasi subito, grazie alla volontà dell’archeologo salentino Cosimo De Giorgi e si protrassero sino al 1940.
Tornando al firma del vandalo, la scritta secondo Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” deve essere rimossa subito perché rappresenta “una chiara forma di apologia del fascismo”, reato sanzionato dal codice penale italiano. Tanto basta per sollecitare un intervento immediato della Soprintendenza dei Beni Storico-Artistici.
«Resta – si legge – il danno al simbolo storico che è anche un monumento, oltre al tempo e a i soldi che si dovranno spendere per cancellarla».