Quando i carabinieri, quelli “veri”, hanno bussato alla porta dell’abitazione di Luigi e Caterina Bevilacqua, la coppia ha capito di essere stata scoperta. I due coniugi, fingendosi carabinieri del Nas – il Nucleo Antisofisticazione e Sanità – avevano escogitato un metodo quasi infallibile per spillare denaro ai malcapitati, quasi tutti anziani, facendo leva sulla loro paura di subire controlli. Così, per evitare sanzioni amministrative di svariate decine di migliaia di euro relative a presunte irregolarità nell’acquisto o vendita di capi di bestiame, le vittime mettevano mano al portafoglio sperando ingenuamente di chiudere la questione ‘inter nos’.
Del resto, marito e moglie – volti già conosciuti alle forze dell’ordine – avevano studiato a tavolino un copione quasi perfetto, a cui era difficile non abboccare. Ognuno aveva un ruolo ben preciso: la donna, fingendosi un medico, contattava telefonicamente la vittima di turno che non era scelta a caso. Si trattava, infatti, di vecchie conoscenze del marito, persone alle quali in passato l’uomo aveva venduto cavalli. Sotto la minaccia dell’esistenza di contravvenzioni a loro carico intimoriva i malcapitati fino a costringergli a consegnargli ingenti quantità di denaro. Anche in più riprese e attraverso un bollettino postale creato ad hoc ed intestato ai Nas per essere più credibili.
Insomma un modus operandi assolutamente ‘veritiero’ che si faceva forza anche sul know-how maturato negli anni dall’uomo come commerciante di bestiame. E soprattutto 'proficuo' per i due coniugi, originari di Casarano. Tant’è che a cadere nella loro trappola sono stati cinque ignari acquirenti di animali, ma le forze dell’ordine ritengono che la lista possa arricchirsi di nuove vittime. Gli investigatori, infatti, stanno vagliando altri episodi in cui non si esclude il coinvolgimento dei due criminali.
Rilevante, anche, il fatto che tutti gli episodi di estorsione, consumati tra Tricase, Casarano, Diso, Melissano e Calimera, si sarebbero verificati in un lasso di tempo strettissimo: da dicembre 2015 a metà aprile 2016.
Il primo caso, contestato nella misura cautelare, risale alla fine dello scorso anno quando l’acquirente di un cavallo fu contattato telefonicamente dalla sedicente dottoressa: ‘hai a tuo carico una multa di 6mila euro per l’acquisto, irregolare, di un capo equino’ aveva dichiarato la donna, riferendo all’interlocutore numerosi particolari della sua transazione, tutti veritieri. Di più, il poveretto avrebbe avuto tempo per pagare fino alla mezzanotte, quando sarebbero scaduti i termini concessi.
La falsa dottoressa non si è fatta intimidire dalle contestazioni del malcapitato ribadendo, piccata che era il malcapitato il destinatario non solo della multa ma anche di ‘controlli alla stalla con tutte le conseguenze del caso’.
È stato a quel punto che la donna gli ha proposto, in alternativa, il pagamento di una somma minore: 1.500 euro poi ridotta dietro insistenze alla non modica cifra di 800 euro, da pagare in solido col venditore che altri non era che il marito Luigi. Alla fine, la vittima ha pagato salvo ricevere, neanche un paio d’ore dopo, una nuova telefonata della “dottoressa” nella quale la donna ha fatto capire che “gli uffici di Roma non avevano accettato il pagamento della somma di sole 800euro perché il computer non riconosceva l’importo essendo inferiore a quello del verbale originario…“ Sicché, per evitare una multa più corposa, il malcapitato ha accettato di pagare altri 350 euro, somma consegnata poco dopo nelle mani della moglie di Bevilacqua.
Ma la storia non finisce qui: nella stessa serata, la vittima ha ricevuto una telefonata dalla donna di tenore analogo alle precedenti, in cui ancora una volta veniva ribadito che a Roma non avevano accettato la somma pagata, motivo per cui veniva richiesta una nuova ‘elargizione’, pena l’attivazione del procedimento originario. Di fronte alle recriminazioni della vittima, la finta dottoressa ha chiuso la telefonata dicendo che di li a poco sarebbe stato contattato dal “collega di Roma”. Così è stato. Un “impiegato del NAS di Roma” ha confermato la necessità di integrare il pagamento. L’uomo decideva così di pagare per evitare ulteriori e più gravi conseguenze.
Questa, è solo una delle cinque storie che hanno dato il via alle indagini che hanno permesso di raccogliere numerose testimonianze di persone presenti ai fatti, nonché all’individuazione fotografica di entrambi i malfattori e dell’auto a loro in uso. Infine l’analisi dei tabulati telefonici e dei vaglia postali effettuati dalle vittime hanno chiuso il cerchio che ha portato poi all’emissione della misura cautelare.
Le accuse da cui ora dovranno difendersi Luigi e Caterina Bevilacqua sono quelle di estorsione in concorso e sostituzione di persona. Per i due, si sono aperte le porte della Casa circondariale di Lecce.