Ci sono pochi, pochissimi dubbi che il corpo senza vita “restituito” dall’oceano, ieri pomeriggio, sia quello di Riccardo Marangio, il 26enne originario di Lecce scomparso domenica scorsa nelle acque di Tenerife, dove si trovava insieme ad alcuni amici. Il corpo esanime era stato notato dai mezzi di soccorso spagnoli, da giorni impegnati nelle ricerche, al largo di Playa del Benijo, poco distante dal punto in cui il giovane era stato visto annaspare a causa delle correnti. E poi, la salma corrisponde alla descrizione fisica del 26enne, residente da anni a Roma.
Le speranze di ritrovare in vita l’universitario salentino si affievolivano giorno dopo giorno, ma la famiglia ha lasciato sempre accesa una fiammella, che si è spenta definitivamente quando il console italiano a Tenerife – dopo aver effettuato tutti gli accertamenti del caso – ha comunicato la tragica notizia ai genitori tornati nella capitale da pochi giorni. Erano volati immediatamente alla volta dell’isola spagnola proprio per seguire le operazioni di ricerca.
Nonostante sia stato fatto di tutto per ritrovare in vita il giovane, senza lasciare nulla di intentato, il mare è stato inclemente. Ha strappato la vita a un ragazzo che si era tuffato quella domenica maledetta nelle acque di Playa del Benijo per una nuotata. Poi qualcosa è andato storto, Riccardo ha iniziato a sbracciarsi, a chiedere aiuto. Un surfista ha provato a raggiungerlo, ma le correnti erano troppo forti. E del 26enne che si trovava a Santa Cruz de Tenerife per una specializzazione dopo la laurea triennale in Scienze sociologiche, non si è più saputo nulla.
Le operazioni di ricerca sono state coordinate dal gruppo Ges del Governo delle Canarie: elicotteri, motovedette, sommozzatori, personale a terra. Un dispiegamento di forze immane che si è concluso con la tragica notizia.