Sigilli al cantiere Tap in località “Le Paesane”: verifiche sull’espianto degli alberi


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Un nuovo capitolo della vicenda Tap. Nella tarda serata di ieri, la Procura di Lecce ha posto sotto sequestro l’area di cantiere, in località “Le Paesane”. Si tratta del cosiddetto “cluster 5” su cui si erano accesi i riflettori all’indomani del provvedimento del Prefetto che istituiva una “zona rossa”.

Il decreto di sequestro probatorio, a firma del procuratore capo Leonardo Leone De Castris e del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori, è stato eseguito dai carabinieri del Noe e dagli uomini della Forestale.

Ieri, al momento dei sigilli, sarebbero risultati già espiantati 447 alberi, collocati in vaso, e depositati in un’area attigua. Come custode giudiziario è stato nominato il capo cantiere, per stabilire, il proseguo delle cure agronomiche sulle piante.
Il sequestro riguarda un’area di 60 ettari. suddivisibile in due zone. Un’area perimetrata da recinzione costituita da new Jersey con sovrastante rete metallica e filo spinato, in cui sono stati depositati numerosi alberi d’ulivo. Nell’altra area, sarebbe invece presente uno spiazzo utilizzato per il deposito di attrezzature ed automezzi.
I pm contestano una violazione alle prescrizioni del “Via”. Gli inquirenti intendono verificare alcuni aspetti. Anzitutto, se le particelle interessate ricadono in “zona di notevole interesse pubblico“. Tale circostanza, sarebbe stata omessa nella richiesta di autorizzazione con cui, il 14 marzo scorso, la dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico accolse l’istanza di Tap? La società presentò una richiesta di variante in corso d’opera, per eseguire i nuovi espianti e i reimpianti, dal 24 aprile al 15 luglio.

Inoltre, secondo la Procura, va verificato “in loco se l’espianto e il reimpianto degli ulivi in periodo diverso da quello autorizzato sia compatibile con le esigenze agronomiche sottese alla originaria autorizzazione”.

Nel registro degli indagati è stato iscritto il nominativo di Clara Risso, legale rappresentante di Tap, per l’ipotesi di reato di: opere eseguite in assenza di autorizzazione; distruzione e deturpamento di bellezze naturali; distruzione o deterioramento di piante di alberi; abusivismo in aree sottoposte a vincolo.
È assistita dagli avvocati Andrea Sambati del Foro di Lecce e Massimiliano Foschini del Foro di Roma.

Già martedì pomeriggio era avvenuto il sopralluogo degli agenti della Forestale, i quali hanno acquisito documentazione utile.

Intanto, nei giorni scorsi, vi era stato l’esposto presentato dal sindaco di Melendugno, Marco Potì, da sempre in prima linea contro la realizzazione del gasdotto. Sul documento si legge anche la firma dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, Diego De Lorenzis, Daniela Donno e Leonardo Donno.

Le dichiarazioni di Tap

“Tap, nella convinzione di aver operato nel pieno rispetto delle disposizioni legislative in materia e delle autorizzazioni ricevute – si legge in una nota a firma della multinazionale svizzera – ribadisce l’assoluta fiducia nella magistratura e fornirà tempestivamente alla Procura tutti i chiarimenti necessari volti ad ottenere il dissequestro dell’area”.

Il nodo “Seveso”

Intanto è in corso l’incidente probatorio per l’altra inchiesta Tap e si sta accertando l’eventuale applicabilità della normativa Seveso sui grandi rischi.

La direttiva Seveso

In base alla normativa, gli Stati dell’Unione europea sono stati spinti a dotarsi di una politica comune in materia di prevenzione dei grandi rischi industriali a partire dal 1982. La direttiva europea recepita in Italia nel 1988, impone agli stati membri di identificare i propri siti a rischio.