Riesce a far ‘confessare’ il sacerdote che aveva abusato di lui quando era un bambino. La telefonata choc


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Per più di trent’anni ha provato a dimenticare gli abusi sessuali che avrebbe subito, a rifarsi una vita lontano dal Salento, ma il peso di quei ricordi, il dolore vissuto, lo ha perseguitato fino in Germania, dove ora lavora e ha una famiglia. Così, per scacciare via quel fantasma nel 2016 ha raccontato le “attenzioni moleste” ricevute da un parroco che, all’epoca dei fatti, esercitava a Pisignano.

Dopo la sua denuncia, altre sei persone si sono fatte avanti e ora è stata avviata un’inchiesta per far luce su quanto accaduto negli anni ottanta. Di più, grazie all’aiuto di un’associazione che cerca di proteggere le vittime di pedofilia per mano della Chiesa (e non solo) è riuscito ad incastrare il suo presunto molestatore, ottenendo una confessione. La telefonata “chiarificatrice” tra i due è stata resa pubblica da “Rete l’abuso” (per ascoltarla clicca qui).

Il racconto del dramma

Il sacerdote avrebbe approfittato di un momento di fragilità del ragazzino, abusando di lui per sei lunghissimi anni. Come se fosse una figura paterna, lo avrebbe aiutato negli studi, ma anche a realizzare quello che, un tempo, era un suo grande desiderio: diventare un sacerdote. Ormai adolescente, la vittima decide di lasciarsi alle spalle quelle ‘ferite’ e scappa all’estero, dove si sposa e riesce a costruirsi una sua famiglia. Sembrava tutto finito, fino al 2016, quando il passato è uscito con forza dal cassetto in cui era stato chiuso. Nel giorno del suo matrimonio, l’uomo è stato costretto al ricovero.

La confessione choc

Dodici minuti di telefonata lasciano senza parole. “Perché quelli abusi quando ero un bambino? Quanti anni avevo?” domanda l’uomo al parroco che è riuscito a trovare il suo numero di telefono. Il prete risponde: “Era affetto, sincerità. È stata la natura, è stata una debolezza, era perché ti volevo bene, non ti ho fatto male, non ti ho violentato. Adesso dimmi pure cosa vuoi”.

Poi quello che sembra un tentativo di chiudere la questione con del denaro. “Dammi l’Iban. Se ti voglio mandare 10 euro dove te li devo mandare? Voglio farti un regalo per il matrimonio, per la nascita dei figli perché ci tengo”. “Quanto ti vorrei vicino per dirti che ti voglio sempre bene” continua, cercando di minimizzare.

Poi l’invito a telefonare al Vescovo, Mons. Michele Seccia per raccontare quello che ‘sente nel cuore’.