Sei anni fa l’ultimo viaggio della Norman Atlantic

Sono passati esattamente sei anni da quando un violento incendio causò il naufragio del traghetto Norman Atlantic. In quell’inferno di fuoco, morirono 12 persone. Altre 19 risultano ancora disperse.

L’ultimo viaggio della Norman Atlantic, con il suo carico di misteri, si è concluso nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, quando sul traghetto battente bandiera italiana partito dal porto di Igoumenitsa e diretto ad Ancona divampò un violento incendio che causò la morte di 12 persone. Altre 19, che non ha restituito né il mare né il cuore del relitto, risultano ancora oggi disperse. Non sono state mai ritrovate.

I precedenti

L’incubo inizia alle 4.30. Quando alle prime luci del mattino la notizia ha iniziato ad occupare le prime pagine dei giornali, per molti è stato naturale pensare al disastro del Moby Prince, la nave passeggeri che urtò contro la prua della petroliera Agip Abruzzo, al largo di Livorno. Quella notte del 10 aprile del 1991 morirono tra le fiamme 140 persone, la maggior parte ritrovate nel punto più affollato, il salone Deluxe. Solo uno, il mozzo Alessio Bertand, riuscì a salvarsi. Una strage, una delle più grandi tragedie che finì, a distanza di più di vent’anni, per essere archiviata come l’ennesimo, amaro, mistero italiano senza colpevoli.

E che dire della Heleanna, una petroliera “vestita” da traghetto, completamente devastata dal fuoco divampato per una fuga di gas dai locali della cucina mentre navigava con a bordo 1174 persone, ben oltre la capacità massima consentita di 620, sulla stessa rotta Norman Atlantic? Il bilancio di quel naufragio fu di 25 morti, 16 dispersi e 271 feriti alcuni in modo grave.

I soccorsi

Anche nel canale d’Otranto, l’incendio ha richiato di trasformare il traghetto in una bara d’acciato per centinaia di persone. Le operazioni di salvataggio, rese ancor più difficili dalle cattive condizioni metereologiche, durarono per ore fino a quando tutti i passeggeri e i membri dell’equipaggio in balia di quell’imbarcazione diventata un vero e proprio inferno di fuoco sono stati messi in salvo.

L’ultimo ad abbandonare la nave è stato il comandante Argilio Giacomazzi, all’epoca elogiato come un eroe. Ringraziato dopo il pessimo esempio dato da Francesco Schettino che fu tra i primi a saltare su una scialuppa di salvataggio quando la Concordia stava per affondare dopo un inchino finito in tragedia a largo dell’isola del Giglio. Il comandante è ora finito sotto processo insieme ai 26 membri dell’equipaggio. Ci sono ancora l’armatore Carlo Visentini della Visemar, i due legali rappresentanti della società greca Anek Lines, noleggiatrice della motonave e le stesse società (la Visemar e la greca Anek Lines, proprietaria e noleggiatrice del traghetto).

Cosa non ha funzionato?

Il bilancio delle vittime fu amaro. Su cinquecento passeggeri registrati morirono 31 persone, 19 inghiottite dal mare. Numeri ballerini. Il timore che il relitto abbia nascosto, al suo interno, dei terribili segreti è ancora forte. Quanti erano i passeggeri invisibili? Impossibile sapere, infatti, quanti clandestini avevano cercato fortuna aggrappandosi ai camion imbarcati sul traghetto. Ce n’erano 128 a bordo, di cui 60 frigo, disposti sui ponti in maniera approssimativa, senza rispettare la distanza tra i mezzi e la disponibilità di prese di corrente, costringendo gli autotrasportatori a tenere i motori accesi.

Una pratica vietata, ma ‘necessaria’ quella notte nel garage sul ponte 4 dove, come è stato ipotizzato, c’erano 43 mezzi che necessitavano di energia elettrica e sole 40 spine. Almeno tre, quindi, non erano collegati. E secondo gli inquirenti, l’incendio è partito proprio da uno di questi camion frigo, con il motore acceso per ‘raffreddare’ la merce.

Mancava un piano di carico, quindi. C’è anche un altro mistero da chiarire: quello delle scialuppe. Ce n’erano a sufficienza per salvare tutti, in teoria, seguendo la regola delle priorità: bambini, donne, malati, anziani e infine uomini. Ma qualcosa quando sono state ammainate (calate in mare) è andato storto. Una è caduta in mare pesantemente, causando la morte di alcuni passeggeri.

Cosa sia accaduto realmente lo stabilirà il processo. Quanto sia stata colpa di negligenze (sia nella valutazione dei rischi che durante le operazioni di evacuazione), di ritardi, di incapacità nella gestione dell’emergenza, di disorganizzazione è tutto da scrivere. O, come è probabile, a fare da sfondo alla tragedia è stata una concatenazione di eventi.



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