Un mese fa, l’inferno. Ferrotramviaria ricorda le 23 vittime:’Vicini alle famiglie e al personale’

Lo scorso 12 Luglio, il disastro ferroviario che ha sconvolto l’Italia intera lungo la tratta Corato-Andria. A distanza di un mese, Ferrotramviaria ricorda le 23 vittime in una nota stampa:’Vicini alle famiglie delle vittime, ai dipendenti, collaboriamo con la Magistratura’.

Esattamente un mese fa, l’inferno. Le ambulanze, i soccorsi, gli uomini delle forze dell’ordine sul posto. Rimarrà per sempre impressa nella mente degli italiani, ma soprattutto dei pugliesi, l’immagine dei due treni scontratisi il 12 luglio 2016, determinando diversi feriti e, purtroppo, anche decessi. Complessivamente, morirono ben 23 persone. "A distanza di un mese dal tragico incidente ferroviario sulla tratta Corato-Andria, Ferrotramviaria s.p.A. rinnova il suo profondo cordoglio alle famiglie di quanti hanno perso la vita nel doloroso evento, nella speranza che i feriti possano guarire definitivamente nel più breve tempo possibile". Così l’ANSA riporta una nota, battuta ieri sera.

Ferrotramviaria – prosegue il comunicato – a sua volta colpita dalla tragedia per la dolorosa perdita di alcuni suoi dipendenti, è accanto alle famiglie degli scomparsi e si è già resa disponibile e pronta a fare tutto quello che le compete per sostenerle". La società ricorda che "sta collaborando senza riserve con la magistratura per accertare ogni responsabilità" e che "è, inoltre, vicina al suo personale che in un momento di indicibile sofferenza per tutti sta continuando a svolgere con dedizione il proprio lavoro".

La risposta della Puglia, collaborando alla macchina del sostegno, fu straordinaria. LecceNews24.it, peraltro, raccontò direttamente dall’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce la lunga fila di cittadini in fila per donare il sangue. Ragazzi, anziani e giovani appena diciottenni lì, davanti al reparto sanitario interessato per fornire il proprio contributo. Una lezione di vita che nessuno dimenticherà, sebbene avvenuta in situazioni tutt’altro che felici.

Anzi, ancora – dopo appena trenta giorni – la tristezza non stenta proprio ad andarsene. 



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