Partono da casa quando ancora la luce del giorno non ha fatto capolino, dopo aver vinto la quotidiana battaglia con il sonno e con il tepore emanato da lenzuola e coperte. Arrivano in stazione a Lecce, si infilano silenziosi sul treno che li porta a Bari, il capoluogo di regione sede di importanti e ‘indelocalizzabili’ enti, caserme , istituti e scuole. Poi, dopo una giornata di lavoro, ritornano in Piazza Aldo Moro, aspettano sui binari l’intercity che li riporta – fatti salvi scioperi, immancabili ritardi e qualche triste suicidio – di nuovo nel Salento. Ed è già buio, ed è già sera.
Sono i pendolari, i tanti pendolari della tratta Lecce – Bari e Bari – Lecce, gli eroi che van per treni e che trascorrono sui binari una fetta importante della loro vita, interminabili ore della loro esistenza.
Una comunità sociale, non soltanto un gruppo whatsapp o una pagina facebook su cui postare i pensieri del transito giornaliero. Si fa colazione, ci si trucca e si festeggiano insieme anche compleanni e anniversari, mentre le carrozze proseguono l'imperterrito tran tran.
Per loro, per questi pendolari, il treno è una casa, una seconda casa, il luogo (e al tempo stesso il non-luogo) su cui trascorrere tre, quattro o addirittura cinque ore della giornata.
Li ha descritti in un bellissimo saggio da leggere tutto d’un fiato Annatonia Margiotta, in una pubblicazione dal titolo ‘Frammenti di vita pendolare’, Edizioni Città Futura, realizzata con il metodo dell’osservazione partecipante, quella tecnica particolare di ricerca etnografica incentrata sulla permanenza prolungata del ricercatore nel gruppo sociale studiato. E Annatonia Margiotta al gruppo di pendolari è iscritta a tutti gli effetti, appartenendo alla categoria di uomini e donne che da ben sette anni, per motivi di lavoro, raggiunge Bari.
Consolatori di cuori infranti e al tempo stesso spettatori di calde effusioni d’amore in carrozza e scompartimento, i pendolari sono un caleidoscopio di vissuti. Generosi promotori delle bellezze architettoniche e paesaggistiche del territorio e delle sue peculiarità enogastronomiche (vere e proprie guide turistiche ‘ad honorem’ per fortunati vacanzieri in transito) e al tempo stesso arcigni censori di vizi atavici del Salento. Amabili conversatori eruditi che spaziano dalla politica internazionale alla filosofia, sanno diventare all’occasione tremendi pettegoli anche triviali. E poi da caciaroni compagni di viaggio riescono a trasformarsi in silenziosi e solitari automi, estraniati dalla realtà, che sprofondano il loro sguardo ed i loro pensieri nel giornale, nello smartphone o nel tablet.
Sono sempre i pendolari, sono solo loro i protagonisti di questi affreschi presentati da Annatonia Margiotta in una specie di blog di scritture, in cui si possono trovare autentici camei degni di sceneggiature cinematografiche.
Sullo sfondo la situazione amara dei trasporti in Puglia, una situazione difficile e quasi impossibile da migliorare. E tanti racconti personali, familiari, che riescono a strappare un sorriso e alla pagina successiva una lacrima.