‘Hai visto? Stavolta il treno non l’ho perso, stavolta il treno l’ho preso pure io‘. Si può partire da qui, dalla fine, dal saluto che si scambiano i due fratelli Claudio e Desiré, per parlare di ‘Felicitá‘, il film d’ esordio alla regia di Micaela Ramazzotti, che dopo essere stato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, dal 21 settembre è proiettato nelle sale cinematografiche anche del Salento.
Scritto da Isabella Cecchi, Alessandra Guidi e dalla stessa Micaela Ramazzotti, Felicità è la storia di tante fragilità, tante miserie, tanti inganni, tante bassezze, tanti non-detto che si accumulano in famiglia. Felicità è la storia di due fratelli che hanno reagito in maniera diversa al clima di oppressivo egoismo che si respira tra i muri di casa. Desiré (Micaela Ramazzotti) è andata subito via in cerca di fortuna, sbarcando il lunario come parrucchiera nel mondo del cinema, senza disdegnare avventure occasionali leggere e poco impegnative, provando infine a trovare stabilità nel rapporto con un professore universitario più grande di lei (Sergio Rubini) che non smette mai di rinfacciarle la provenienza sociale e culturale. Claudio (un bravissimo Matteo Olivetti) non ce l’ha fatta, è rimasto a casa, schiacciato dalla personalità tristemente istrionica dei genitori (Max Tortora e Anna Galiena), ha rinunciato a tutti i sogni per vivere una vita non sua. Il tutto fino a quando il padre non lo obbliga ad acquistare una licenza per NCC, costringendo la figlia Desiré ad indebitarsi con gli strozzini per comprare l’auto di servizio al fratello.
Ma Claudio non ne vuole sapere e tenta il suicidio per sfuggire ad un destino che non gli appartiene. A salvarlo ci pensa la sorella che non bada a spendere tutti i suoi risparmi per curarlo, mentre il fidanzato intellettuale le rinfaccia quella che pensa sia subalternità alla famiglia manipolatrice di provenienza. Un rapporto che si logora a tal punto da finire con una nuova storia d’amore per lui, con la paternità confessata, mentre per Desiré hanno inizio i giorni dell’ abbandono. Ma nella clinica di disintossicazione il fratello rinasce, ricostruisce un pezzo di vita lontano dalla famiglia e dopo aver perso tanti treni ne prende uno giusto che lo porterà ad un nuovo lavoro e ad una nuova storia.
Nell’esordio per Micaela Ramazzotti che porta in sala una storia comune, una storia triste, più diffusa di quanto si possa pensare, una storia in cui la felicità si può raggiungere lontano dalla famiglia, una felicità che però è zoppa senza il legame di sangue con una sorella che è sembrata lontana ma che invece era lì e che non si sottrae al legame d’amore. Felicità è ascoltare la musica di sottofondo del proprio cuore, felicità è non avere paura, felicità è prendere ciò che di buono sa dare la vita.