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Da quando «La Grande Bellezza», il film di Paolo Sorrentino, ha conquistato l’Oscar, sui social network e per le strade non si parla d’altro. E come spesso accade quando qualcosa riesce a dividere l’opinione pubblica così nettamente ecco che, in men che non si dica, quella sottile linea di confine tra la semplice “fama” destinata a spegnersi con la stessa rapidità con cui è nata e vero e proprio “caso” deputato a fare scuola, è stata superata, senza che nessuno se ne accorga. «Nel bene e nel male purché se ne parli» diceva Oscar Wilde e così è stato: ognuno si è sentito in dovere di esprimere un parere sulla pellicola quasi fosse un critico cinematografico di fama internazionale. È la “moda” del momento. Una “moda” che ha finito per contagiare tutti. Persino la politica.
La locandina del lungometraggio del regista napoletano, infatti, è stata una fonte di ispirazione per Antonio Decaro, candidato sindaco di Bari per il Partito Democratico, che ha deciso di riproporla in una versione simile ma ugualmente efficace. Sfondo rosso, lo slogan «La grande Certezza» che capeggia al centro e lui, lo Jep Gambardella di Bari, l'uomo scelto dal Pd come successore di Michele Emiliano che sfila in altro.
«Quando dico che in campagna elettorale bisogna prima di tutto divertirsi, i miei collaboratori mi prendono troppo alla lettera. E comunque l'abito bianco mi dona, non trovate?» ha commentato Decaro sul suo profilo facebook. Ma non tutti sembrano aver apprezzato.
Tra i commenti spunta chi sentenzia: «Io non mi diverto affatto...sono troppi anni che non riesco ad essere abbastanza sereno in questa città per potermi anche divertire….fai il serio, tu stai così bene che pensi pure a divertirti per una cosa così seria (che nemmeno volevi fare e ti ci hanno costretto), molti di noi cittadini tutto questo umorismo non c'è l'hanno. Se fai ste coglio*** non credo ti voterò…. Che pagliacciata! ..a proposito del poster..l'abito bianco non è per te». O chi ammonisce: «Peccato che i cittadini baresi, in questo momento, abbiano molto di che piangere e in buona parte a causa di come sono stati amministrati nell'ultimo decennio». E chi rincara: «Mi dispiace dovertelo dire ma questa cavolata la potevi evitare!».
Giudizi a parte, che ognuno è libero di esprimere, sarà il risultato delle urne a parlare. Solitamente è lì che viene detta sempre l’ultima parola.