A Lecce la regista ungherese Ildiko’ Enyedi per il Festival del cinema europeo


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Tutti al femminile gli ultimi due appuntamenti speciali del Festival del Cinema Europeo. Ieri al Massimo l’incontro, condotto dal critico Massimo Causo, con la regista ungherese Ildiko’ Enyedi, autrice d’avanguardia del cinema Europeo, alla quale è stato conferito L’Ulivo d’oro alla carriera.

A seguire, la proiezione del suo ultimo film “Corpo e Anima”, Orso d’oro a Berlino nel 2017 e nomination agli Oscar come miglior film straniero.

La trama

Storia di un uomo apparentemente rassegnato, e di una gelida giovane donna, che passano le loro discrete giornate all’interno di uno stabilimento dove si macellano gli animali, per incontrarsi di notte, come due cervi in un bosco innevato, nello stesso sogno.

Ildiko’ Enyedi vinse già l’Ulivo d’oro come miglior film nella prima edizione del Festival del Cinema Europeo con la pellicola “Simon il mago”, già premiata a Locarno.

Nel corso di questa diciannovesima edizione del Festival, l’intera sua retrospettiva, tra cui la pellicola che la consacrò a Cannes nel 1989 “Il mio XX secolo”, in anteprima italiana nella versione restaurata. In bianco e nero da fiaba, racconto in bilico tra il secolo della luce, così come dell’invenzione del cinema, e quello delle grandi guerre, attraverso le figure di due sorelle gemelle.

Ciò che appare come un contrasto ricorrente nelle pellicole della Enyedi non è che l’espressione della stessa organica unità, il suo mondo magico, dunque, non è un elemento esterno rispetto al piano del reale, così, ridendo, afferma in sala la regista: “io sono realista”.

Chi è Ildiko’ Enyedi

L’autrice ungherese nasce come artista concettuale, esponente del gruppo Indigo (Interdisciplinary thinking). Partire con un nuovo progetto da una posizione sicura, sostiene la regista in conferenza stampa, non è mai un segno positivo. L’inizio creativo è un azzeramento della sicurezza consolidata per tornare alla compatta coerenza del bambino e alla sua energia primitiva.

Uno dei progetti a cui sta lavorando la Enyedi prende spunto dalla leggenda dell’Olandese volante. Una grande storia d’amore all’interno del matrimonio, racconta l’autrice, l’incontro tra il capitano di una nave, uomo di potere abituato a regole chiare ed inequivocabili, con una donna francese, dalla realtà molto più complessa e indefinita. La donna è la metafora della vita stessa, che ci porta ad abbandonare i nostri punti di riferimento assoluti, per lasciarci andare alla corrente.

di Annalisa Aprile