“71% Annegare sulla terra, nell’attesa di essere sommersi, a Lecce una mostra del fotografo Giacomo Rosato

Il protagonista dell’esposizione è un palombaro giallo che si muove sulla terraferma con la stessa scioltezza con cui si muoverebbe in acqua.

“71% Annegare sulla terra, nell’attesa di essere sommersi” è questo il titolo della mostra d’arte fotografica di Giacomo Rosato, fotografo, appassionato d’arte e di musica, tra i fondatori del collettivo ShotALive, ospitata negli spazi delle Officine Culturali Ergot, in esposizione da venerdì 22 dicembre (vernissage ore 20.30) a mercoledì 31 gennaio.

Le opere in mostra sono arricchite dalle liriche del poeta e scrittore Dario Goffredo e vanno a comporre il viaggio distopico e post apocalittico di uno strambo personaggio nel mondo contemporaneo.
Il protagonista assoluto è un palombaro giallo che si muove sulla terraferma con la stessa scioltezza con cui si muoverebbe in acqua. Estraneo al suo ambiente naturale, eppure perfettamente inserito nel contesto. Punto fondamentale dell’esposizione è la doppia chiave di lettura che l’autore vuole fornire con i suoi scatti.

Da un lato c’è un’intenzione ecologica, onirica denuncia al mondo moderno e alla sua pressoché nulla attenzione per l’ambiente circostante.

Dall’altro lato c’è poi una chiave di lettura più intima, legata all’inadeguatezza dell’essere umano, alla solitudine del diverso, all’incapacità di adattarsi ed essere accettati se non ci si conforma, se non si sposa completamente una filosofia, una religione, uno schieramento politico, un branco.

Solo alla fine del percorso il palombaro si leverà il casco, mostrando a tutto il mondo, e anche a se stesso, chi è. O chi non è.

Giacomo Rosato

Collezionista di dischi fin dalla prima adolescenza,  si avvicina all’arte figurativa proprio grazie alla musica, l’unica forma d’arte “invisibile”, e a lavori come le copertine dei Pink Floyd di Storm Thorgerson, le grafiche di Jamie Reid, che soprattutto con i lavori per i Sex Pistols ha di fatto posto le basi di tutta l’iconografia punk, quelle di Gee Vaucher, membro a tutti gli effetti dei Crass. E con le fotografie di Pennie Smith e Anton Corbjin, l’estetica dark, i riferimenti alla pittura moderna e contemporanea ripresi nelle immagini di tanti album. Proprio la pittura, in particolare il romanticismo, il surrealismo e l’espressionismo tedesco, catturano la sua attenzione. Decide di approfondire l’argomento, lo studia all’università e da autodidatta. Si rende però presto conto di essere totalmente inadatto anche solo a tenere saldamente un pennello in mano. Trova quindi nella fotografia il palcoscenico ideale su cui riversare i propri mostri. La fotografia è matematica, e se i mostri sono già lì nella testa, diventa il mezzo più adatto per dar loro vita e al tempo stesso esorcizzarli. Il risultato è una fotografia mai documentaristica, testimonianza di eventi reali. Piuttosto pittorica, che mette in scena allegorie, personaggi bislacchi, storie possibili, non vere ma verosimili



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