Natale, festa della speranza. Tempo di nuova gioia che nasce nei cuori. Non per tutti, però. Non lontano da noi e più vicino di quanto si possa pensare c’è chi non riesce a vedere lo scintillio delle luci. Ha perso ciò che aveva di più caro o forse ha perso se stesso. Ecco, è proprio chi sta vivendo questo momento che si rivolge la poetessa salentina Emanuela Rizzo che prende dalla natura salentina l’esempio di strenua resistenza: il fico d’india. Resistenza alle avversità, resistenza alle debolezze, resistenza alle cattiverie, resistenza a ciò che fa male e non si riesce a spiegare. Quel ‘guerriero’ che Neruda vedeva nel carciofo, Emanuela Rizzo lo riscopre nel fico d’india, quel fico d’india che i salentini conoscono bene ai bordi delle loro strade sia quando in estate esplode di frutti sia quando, in inverno, resta spoglio ma sempre vigile.
Resistere
Resistere
come un fico d’india:
al gelo,
alle guerre,
alle carestie,
illuminati
da un cuore
di luce,
avvolti
da morbide
spine,
da pale
sorrette
da salentine
radici.
Emanuela Rizzo