Alice che attraversa il carrolliano specchio delle meraviglie può esser presa a immagine del lettore che s’immerge curioso nell’universo del fantasy letterario. Gli si schiuderà un mondo alieno, dove forse, se intendiamo bene le intuizioni del grande scrittore e matematico vittoriano, vigono le stesse leggi dell’antimateria: sicuramente delle combinazioni di segni che rendono problematico il testo e dispongono il lettore più avvertito al dubbio che si tratti effettivamente di un libro per bambini.
È così anche di altri più o meno noti fantasy. Wystan H. Auden lo riferiva, per esempio, al Signore degli anelli del professore oxoniense John R. R. Tolkien, contestando la definizione di “spazzatura per bambini” formulata da Edmund Wilson nella celebre recensione di “Oh, quegli orribili orchi”.
È per l’esattezza dalla determinazione espressiva di quella alterità che prende le mosse “L’universo letterario Fantasy” (Dellisanti Editore, 2019), una breve quanto informatissima storia e teoria del genere firmata da Fabio Truppi.
«La fantasy è un genere di narrazione fantastica, con frequenti connotazioni epico-mitologiche, ambientato in un tempo immaginario e in un mondo diverso dal nostro», scrive l’autore.
Spiegato altrimenti, con Auden, è un mondo dalle leggi intellegibili, e non mero desiderio: come dire che la dimensione onirica cede il passo ad altre formule deterministiche di esistenza, ma anche al riconoscimento di una dignità letteraria avulsa dal volitivo. Con grande precisione Truppi (che insegna Lettere presso la scuola secondaria di I grado “Ammirato-Falcone” di Lecce ed è già autore di una bella monografia su Atlantide tra mito e archeologia) divarica il “fantasy” dal “fantastico” genericamente detto, anche attraverso l’individuazione di sottogeneri come lo high fantasy e lo heroic fantasy. Una ricerca della prima consapevole definizione del genere lo porta a Michael Moorcock e ai racconti di Robert E. Howard, non senza aver prima tracciato una suggestiva costellazione dei tanti autori, per lo più di area linguistica anglosassone, che vi hanno contribuito.
Nel novero bisogna contare nondimeno lo scozzese George MacDonald, con i suoi The Princess and the Goblin e Phantastes, che C.S. Lewis rivendicò quale ragione profonda e vera della sua più audace ispirazione. È curioso che, avendo per sottotitolo quello di A Faerie Romance for Men and Women, proprio Phantastes presupponga che la fruizione del fatato e del magico non sia prerogativa dei più giovani.
In tal senso il saggio di Truppi, mentre si presenta come il riadattamento di un suo elaborato abilitante all’insegnamento delle materie letterarie, mette in guardia la stessa categoria degli insegnanti dal facile inquadramento dei fantasy nell’ottica dei “fumettoni” per ragazzi, secondo una poco nota espressione delegittimante di Alberto Bevilacqua. A tal fine Truppi ricostruisce accuratamente il senso della letterarietà del genere, sottraendolo implicitamente anche al rischio di un semplicistico incasellamento nel settore della prosa commerciale.
Una prima sezione del volume analizza le funzioni e le figure narrative; una seconda sezione tira ordinatamente le somme di una storia prestigiosa, fatta di contaminazioni: dalla fiaba alle mitologie nordiche, dal romanzo gotico al romanticismo tedesco di un Novalis e di un Hoffmann.
Complessivamente parliamo di 110 pagine di teoria della letteratura che, per quanto non si inoltrino nella sfera della didattica dell’italiano, si presentano altresì come un interessante e utilissimo strumento per quanti vogliano orientarsi nella valorizzazione del genere fra le aule scolastiche o fra quelle universitarie.
Il volume sarà presentato dall’autore sabato 8 febbraio, alle ore 18.30 presso la libreria Feltrinelli di Lecce.