28 anni fa la scomparsa del trombettista foggiano Michele Lacerenza. Musicò l’assolo del film “Per un pugno di dollari”


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Michele Lacerenza era nato a Trinitapoli, il 7 gennaio 1922. Esecutore ed autore di diverse colonne sonore, viene principalmente ricordato per gli assoli di tromba in “Per un pugno di dollari”. Nasce in una famiglia di musicisti: il padre è il maestro Giacomo Lacerenza, mentre i suoi due fratelli maggiori sono Amleto Lacerenza, conosciuto come Grypin e Rosario Lacerenza. È stato per anni insegnante di tromba al Conservatorio di Foggia, dopodiché si è trasferito a Roma, dove ha insegnato al Conservatorio di Santa Cecilia, dove si era diplomato a sua volta nel 1943; proprio in quella scuola conosce e fa amicizia con Ennio Morricone. Con Morricone si ritrova nel mondo del cinema, dove Lacerenza è entrato come trombettista in alcune colonne sonore: infatti quando il musicista romano prepara la musica per il primo film della trilogia di Sergio Leone, avendo bisogno di un trombettista per uno dei due temi principali, pensa subito all’amico, scontrandosi con il regista che invece avrebbe preferito Nini Rosso, che in quel periodo aveva riscosso molto successo con alcuni 45 giri come Il silenzio o La ballata della tromba.

Il sodalizio con Ennio Morricone

Morricone riesce a imporsi: «Io proposi Michele Lacerenza, che a Roma, nell’ambiente del cinema, andava per la maggiore, un bravissimo pugliese che era stato mio collega al conservatorio, ma Sergio voleva Nini Rosso, che era in quel momento molto più famoso, perché aveva indovinato dei dischi con canzoni dove la tromba si alternava alla sua voce roca e suggestiva. Io mi incaponii e così in sala feci suonare Lacerenza che fece il suo lavoro sapendo che il regista non lo voleva. Suonò piangendo, te lo giuro, suonò piangendo. E data la condizione, ci mise l’anima».

È stato prima tromba solista nell’Orchestra della Rai di Roma, suonando con il maestro Enrico Simonetti; nel 2006 la Rai ha pubblicato, nella serie Via Asiago 10, un cd intitolato Big Band Concerto, contenente alcune registrazioni del 1972 di Enrico Simonetti in cui Lacerenza suona la tromba, con una sezione fiati costituita tra gli altri dai saxofonisti Gianni Oddi e Sal Genovese, con Maurizio Majorana al basso ed il brasiliano Mandrake alle percussioni. In “Per un pugno di dollari”, di Sergio Leone, le sue note  salgono calde e dolenti, di un’ intensità drammatica, hanno raggiunto cuore ed orecchie di chiunque. Tanto da divenire uno dei brani italiani più osannati al mondo. Lo spartito è notoriamente a firma di Ennio Morricone, ma non molti sanno che ad eseguirlo fu Michele Lacerenza ed in seguito divenne la tromba-feticcio di moltissimi spaghetti western.

In suo ricordo anche Capossela e Ray Paci

Un recente documentario, “A Perdifiato”, diretto dal trentenne Giuseppe Sansonna, ripercorre la vicenda artistica e biografica di Lacerenza. Miscelando immagini di repertorio, voci di artisti di allora e quel suono di tromba, a scandire i segmenti di una narrazione in bilico tra storia del cinema e memorie particolari. Tra i molti, preziosi contributi spicca, visionario, quello di Vinicio Capossela, avellinese di Andretta e conterraneo di Leone: «Quella tromba lacera i lunghi silenzi leoniani, come un grido che sale dalla pietra e dal deserto. La tromba del Signore chiama al giudizio le anime, quella di Michele chiama alla resa dei conti». Nel filmato, Roy Paci commosso si esibisce con la tromba di Lacerenza, offerta dai figli del musicista che hanno prodotto il documentario sotto l’ etichetta indipendente Cortolab. Morricone lo ricorda come «un trombettista sublime. Ho composto quell’ assolo pensando al suo modo di suonare. Lacerenza, pugliese di Trinitapoli, si è formato nella banda cittadina, ereditandone la passionalità popolare. Il documentario torna fino agli anni Trenta quando Giacomo, padre di Michele, «ricamava in oro» con la sua tromba. Stimato da re Vittorio Emanuele III tanto da essere premiato all’ Expo di Milano al cospetto di Buffalo Bill, era il maestro della banda locale, a quei tempi un ruolo di prestigio nazionale.

Giacomo trascinava la sua ciurma di picari affamati di gloria e cibo per tutto il Sud Italia. Lanciati a rotta di collo su strade sterrate, a bordo di diligenze sconnesse: tutte scene ricostruite con taglio onirico da Sansonna. Il capolavoro di Giacomo è “Tristezze”, una straziante marcia funebre, ancora oggi colonna sonora delle sacre rappresentazioni tarantine, i “Perduni”. Era quello il retroterra di Michele Lacerenza, la sua anima profonda. Poi, negli anni Quaranta, l’ approdo a Roma, il diploma al conservatorio Santa Cecilia, i grandi teatri italiani. Divenne “prima tromba”, adorata dai re della rivista come Vanda Osiris, Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Carlo Dapporto, Alberto Rabagliati. E Carlo Giuffrè, che nel film saluta l’ amico, scomparso nell’ 89, con un dolce “Ciao Michele. Ci vediamo… tra poco!”

A cura di IVAN VEDRUCCIO