Sanremo, se non fosse il Festival della canzone italiana, sarebbe uno show bellissimo, uno spettacolo unico che – così come è stato pensato – ti fa ridere e piangere, ridere e ancora piangere semplicemente cambiando ospite o argomento. Tanti i sorrisi che riesce a strapparti Fiorello che conferma di essere un vero show man. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
Comincia vestito da Maria De Filippi, per tenere fede ad una promessa fatta se gli ascolti fossero stati soddisfacenti. Scende le scale sulle note di “C’è posta per te”, e presenta la seconda serata dell’edizione numero 70 con la voce di Queen Mary che chiama in diretta. Poi i “siparietti” con Amadeus che dimostrano l’amicizia che li lega, i balletti, le canzoni… tutto. Forse troppo, ma è impossibile scrivere male di Fiorello.
E le lacrime scese giù durante il commovente saluto a Fabrizio Frizzi o grazie alla testimonianza incredibile di Paolo Palumbo, rapper di appena 22anni malato di Sla, la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Un pugno nello stomaco, forte.
La coraggiosa storia di Paolo Palumbo
Il ragazzo si era presentato a Sanremo Giovani con la canzone «Io Sono Paolo». «Fino a quattro anni fa la sua era una vita assolutamente normale, di un ragazzo di 18 anni, con la passione per la cucina. Un giorno – ha raccontato Amadeus – si accorge di non riuscire a tenere una pentola tra le mani. Ha scoperto di avere la Sla e la situazione è degenerata. È un ragazzo con una grande energia e una grande forza. Ci ha presentato una canzone che ci ha colpito perché riguarda la sua storia. Ci siamo fatti una promessa e io l’ho mantenuta. L’ho chiamato».
È Christian Pintus a cantare, lui ascolta l’esibizione dalla sedia a rotelle sul palco, poi interviene scusandosi per la ‘voce da casello autostradale’ e tocca corte impensabili. «Se esiste una speranza ci voglio provare. Per volare mi bastano gli occhi, sono la montagna che va a Maometto, pur restando disteso sul letto… ». Lacrime.
Poi tocca al monologo, un inno alla vita che racchiude un ringraziamento a suo fratello Rosario, “il vero eroe di questa storia”, alla sua famiglia che, dice, gli ha “insegnato cosa significa la parola sacrificio”.
«La mia – racconta – non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso alle avversità e ha imparato a farne un punto d’appoggio su cui costruire qualcosa di nuovo. Quando vi dicono che i vostri sogni non si possono realizzare, continuate dritti per la vostra strada e seguendo il cuore, perché i limiti sono solo dentro di noi. La vita non è una passeggiata e dovremmo fronteggiare le sfide che ci mette davanti con tutto l’entusiasmo possibile», dice con la voce artificiale, tramite un computer.
Poi il momento più toccante. «Vi faccio una domanda: avete usato il vostro tempo nel migliore dei modi? Avete detto tutti i “Ti voglio bene” che volevate dire? Avete cercato di fare il lavoro che sognavate di fare per svegliarvi col sorriso? In questi ultimi anni ho imparato che il tempo che abbiamo a disposizione è poco e prezioso e dovremmo viverlo intensamente, riempiendolo di amore e di altruismo. Date al mondo il lato migliore di voi e vedrete che le cose andranno meglio, perché se abbiamo bisogno di un cambiamento è soprattutto nella mente, dove stagnano le disabilità più pericolose come la mancanza di empatia e tolleranza».
«Malattie come la mia ci rendono uguali, colpiscono senza giudicare le nostre storie, la nostra bontà, il nostro ceto sociale o i nostri progetti. Perciò, nel vostro piccolo, fate quanto più potete per aiutare il prossimo. Non buttate via la vostra vita, e quando di fronte a un problema crederete di non farcela, ascoltate e riascoltate la mia canzone, fatela sentire a chi amate e pensate a me e a tutti quei guerrieri che ogni minuto lottano per vivere». Ancora lacrime.
E le canzoni in gara?
In mezzo la musica, quella che ti emoziona, quella che solo Massimo Ranieri ti può regalare. La musica he ti fa cantare a squarciagola comodamente seduta sul divano di casa. La musica di ieri con Zucchero e i Ricchi e Poveri al completo – ci sono anche Marina Occhiena e “il baffo” Franco – che hanno regalato un medley rigorosamente in playback. E anche quella di oggi con Gigi D’Alessio. Musica. Ma non canzoni in gara che passano in secondo piano rispetto a tutto il resto. Nemmeno Elettra Lamborghini, la twerking queen, ha lasciato il segno. Emozionata, timida sul palco, solo a fine esibizione ha azzardato un ‘movimento’ del lato B. Junior Cally ormai a notte inoltrata è passato inosservato.
Insomma, bello lo show – premiato dagli ascolti – ma attenzione alla scaletta che ‘relega’ in un angolo gli artisti che dovrebbero competere per ottenere l’ambita statuetta. Il primo big si è esibito alle 22.00, a mezzanotte soltanto la metà dei cantanti aveva calcato il palcoscenico. Chi è riuscito a resistere, seguendo tutto, si è dovuto scontrare con la classifica della giuria demoscopica. Lacrime, anche qui, ma in un altro senso.