Vincente alle europee, perdente in città. È ora che il centrodestra leccese si guardi allo specchio


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La piazza non mente mai, se in passato ha fatto da “termometro” dell’andamento del voto avrebbe dovuto essere un campanello d’allarme anche in questa tornata elettorale. L’ultimo comizio di Carlo Salvemini, l’unico che ha scelto di parlare alla gente dal palco, è stato un vero e proprio bagno di folla per il candidato della coalizione civica, moderata e progressista. Gli altri competitor avevano scelto altri modi e altri punti della città per chiudere la campagna, ma le presenze al Parco di Belloluogo, scelto da Congedo, e a Settelacquare, dove festeggiava Adriana Poli Bortone, erano ben lontane dai numeri impressionanti di piazza Sant’Oronzo.

Il risultato delle Europee aveva in un certo senso illuso. È vero che le due elezioni viaggiano su due binari paralleli, ma il trionfo della Lega e la buona prestazione di Fratelli d’Italia e Forza Italia aveva fatto sperare che la partita delle amministrative si sarebbe chiusa almeno con un ballottaggio.

Non è stato così, Salvemini ha vinto al primo turno, senza neanche faticare. Per prudenza ha aspettato i risultati più o meno definitivi per dare inizio alla festa al comitato di viale Japigia, ma non serviva un esperto per capire che fin dalle prime schede scrutinate il vantaggio era incolmabile. Neanche il centrodestra unito avrebbe raggiunto il 50,87%.

Calato il sipario, mentre il nuovo Sindaco si gode la vittoria, come ha dichiarato ai tanti supporter che avevano invaso il quartier generale, dall’altra parte dello schieramento l’atmosfera è differente. Nessuna dichiarazione a caldo, nessun mea culpa, almeno per il momento. Il candidato del centrodestra romperà il silenzio questo pomeriggio durante una conferenza stampa convocata per le 16.00. Qualsiasi cosa dirà per analizzare la sconfitta servirà a poco. Ha ragione il primo cittadino quando parla di «risultato storico».

Gli elettori hanno voluto dare al centrodestra un segnale forte, l’ennesima lezione perché è difficile pensare che una città ideologicamente schierata da una parte nella scelta dei volti della circoscrizione del sud che rappresenteranno l’Italia a Bruxelles – la Lega di Matteo Salvini è stato il primo partito nel capoluogo barocco – poi cambi faccia quando si tratta di scegliere chi siederà sulla poltrona più alta di Palazzo Carafa. Quindi, numeri alla mano una città che si è professata di destra ha scelto un sindaco di sinistra.

Incassato questo, si tratta di capire cosa sia successo nelle urne, quando si è chiusa la scheda arancione e aperta quella blu.