Caos Brindisi, atto terzo: i conti tornano e Angela Carluccio ritira le dimissioni


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Colpo di scena in quel di Brindisi! Dopo i due tentativi, andati clamorosamente a vuoto, di sfiduciare la prima cittadina e ritornare al voto a neppure un anno di distanza dall’ultima tornata elettorale, un repentino, per quanto prevedibile, ribaltamento dei numeri in consiglio comunale ha ridato slancio ad una maggioranza in difficoltà e alla sua sindaco che, non più tardi di ieri, ha quindi ritirato le dimissioni presentate lo scorso 24 gennaio. La svolta si è avuta lunedì quando, il consigliere di opposizione Damiano Flores, in quota al Pd e il più suffragato tra i Dem, nonostante le sue iniziali dichiarazioni d’intenti nel voler staccare la spina all’attuale amministrazione, con una doppia e carpiata inversione a “u”, ha di fatto scaricato il suo partito e, fondando il gruppo dei “Democratici e Socialisti per Brindisi” assieme ai consiglieri Luciano Loiacono, Maurizio Colella, Luigi Sergi e Umberto Ribezzi , è accorso a fare da stampella alla giunta guidata da Angela Carluccio.

Dopo la fallita spallata degli eletti di “Impegno Sociale” che, già un attimo dopo il termine dello spoglio, avevano ritirato il proprio sostegno alla prima cittadina, dunque, neppure ai “Coerenti per Brindisi” di Pasquale Luperti è riuscito lo sgambetto che, anzi, si è risolto in un quanto mai eclatante autogol per tutta l’opposizione… apriti cielo! Duro l’attacco sferrato da Paolo Taurino, segretario provinciale di NcS, che ha subito parlato di “patto col diavolo tra Renzi e Fitto” a sostegno della sindaco, dichiarazioni cui ha fatto immediatamente seguito la smentita dei CoR che, appunto, hanno ricordato come Flores non solo non faccia parte della loro formazione politica ma che, addirittura, ne ha fondata una totalmente nuova. Fulmini e saette anche da parte del Partito Democratico dove, con due differenti note a firma del presidente della provincia messapica, Maurizio Bruno, e dell’on. Elisa Mariano, si prendono le distanze da Flores parlando, rispettivamente, di “posizioni personali” e di “grave errore” nell’aver candidato una figura che, senza troppi complimenti, la deputato ha definito “contenitore vuoto, privo di dignità e capacità”.

Ricapitolando: un momento dopo la sua elezione, la prima cittadina vede ritirarsi l’appoggio di una parte dei suoi ma i numeri, seppur risicati, ci sono e si va avanti. Venti giorni fa, dopo un tira e molla durato mesi, 17 consiglieri di opposizione e maggioranza si accordano per mettere la parola fine all’esperienza Carluccio rassegnando le proprie dimissioni in presenza di un notaio ma, per ben due volte, quando è il momento di apporre ciascuno la propria firma, non c’è sintesi su quando e come tornare alle urne. Nulla di fatto. Onde evitare di essere sfiduciata in consiglio comunale, allora, la sindaco dribbla tutti e si dimette nella speranza di accrescere, nel frattempo, i propri numeri.

Si fanno ipotesi e contro ipotesi su chi potrebbe essere colui che cambierà casacca ma, alla fine, è il più improbabile a farsi avanti adducendo come motivazione l’enigmatico, se non sibillino, voler  “scongiurare che la città cada in mano ai populisti”. A quel punto i salviniani accusano i fittiani (che sostengono la Carluccio dall’inizio) di essersi segretamente accordati col Partito Democratico per scongiurare il ritorno alle urne ma, repentina, arriva la smentita dei Cor. Infine, sempre il Pd, che pure Flores lo aveva candidato, ne disconoscela paternità nonostante questi sia stato colui che gli ha portato il maggior numero di voti (ben 817!).

Luca Nigro