Il direttore artistico di Lecce 2019 è intervenuto sulla vicenda di Dino e Veronica, anche se l’intervento è derivato dalle parole di don Simone Renna, che hanno tuonato nel corso dei funerali dei due clochard. Parole dure quelle del parroco leccese, critiche all’indifferenza della società, commenti nemmeno tanto velati a una città che si è candidata a Capitale europea della Cultura. Da qui le parole di Berg che si è sentito chiamato in campo, a perorare la causa di Lecce e dei leccesi. Eppure, il consigliere Carlo Salvemini ha confidato a chiare lettere in una nota alla stampa “caro Airan, ho provato una punta di disagio leggendoti”. Già il disagio di chi è leccese davvero e conosce il tessuto della città anche quello più profondo. “Perché il cittadino leccese arrabbiato, amareggiato, addolorato non deve sentire la tua voce – scrive il consigliere di Lecce Bene Comune – ma quella dell'Istituzione che finora è stata flebile. Non spetta al coordinatore artistico di Lecce2019 prendere parola a nome della Città, annunciare possibili iniziative, correzioni di percorso sul tema dell'inclusione e delle politiche sociali. Pur capendo la sincerità del tuo messaggio non posso non cogliere la sua inevitabile "estraneità" rispetto ai ruoli e alla responsabilità degli attori in gioco”.
Già, estraneità. Il merito di Berg lo conosciamo tutti, ha coinvolto i cittadini che oggi si sentono un po’ parte integrante del progetto, ha portato con i suoi collaboratori Lecce a prendersi il suo bel posto tra le 6 città finaliste verso l’ ambìto primo posto, ha preso a cuore il Salento e la sua cultura, ma, come dice Salvemini oggi “parliamo di un tema importantissimo: che chiama in causa le politiche pubbliche sul terreno, accidentato e impervio, del pronto intervento sociale a chi non ha un tetto per dormire e un pasto per sfamarsi. Capisci bene che è qualcosa che attiene alla memoria di una comunità – scrive rivolto ad Airan Berg – che è qualcosa di più vasto e profondo del percorso da poco iniziato con il tuo prezioso arrivo in città”.
In effetti, anche Salvemini percepisce le parole di Berg “come la conferma di una appartenenza a Lecce e a chi ci vive”. Eppure, dice Carlo Salvemini “non possono essere quelle che parlano a nome dell'amministrazione, che spiegano vent'anni di scelte e responsabilità, che illustrano-precisano-chiariscono quello che s'è fatto e quanto s'intende fare. La tua voce conta quanto quella di ciascuno di noi, in questa vicenda. Quella che deve alzarsi chiara e riconoscibile dopo le parole della Caritas, di don Attilio Mesagne, di Don Simone Renna è la voce del Comune e dei suoi più autorevoli rappresentanti”.