‘Mentre il CentroDestra vince dappertutto, a livello nazionale, Lecce e più in generale la Puglia diventano un caso su cui il CentroDestra stesso dovrà riflettere con estrema attenzione. L’analisi puntuale del voto di questi giorni, dovrà condurre ad una serie di cambiamenti che gli elettori ci hanno chiesto con forza e chiarezza’.
Ha parole di fuoco anche Luigi Mazzei, segretario provinciale di Alternativa Popolare e braccio destro del viceministro Massimo Cassano sull’esito del voto a Lecce, nel Salento e in Puglia in generale. Dopo un periodo, quello elettorale, in cui l’ascia di guerra all’interno del centrodestra sembrava sotterrata evidentemente la sconfitta ha contribuito a tirarla fuori, a dissotterrarla, per ritornare su rapporti umani e politici che sembrano irrimediabilmente compromessi in quella coalizione che un tempo sembrava uno schiacciasassi.
È ancora convinto che Giliberti sia stato il miglior candidato possibile per il centrodestra leccese?
Sì, resto ancora convinto che Mauro poteva essere il miglior Sindaco per la città. Suo malgrado, però, è rimasto impigliato, invischiato nel terreno di chi lo aveva scelto, non ha preso troppo le distanze da certe persone e da certi metodi e forse non poteva nemmeno farlo. Ciò ha reso poco credibile l’immagine e la prospettiva che la città chiedeva a gran voce: un rinnovamento, un taglio con 20 anni di governo cittadino troppo spesso patrigno verso una comunità che in tutti i modi ha chiesto maggiore considerazione e comprensione.
Quale messaggio giunge dal risultato del ballottaggio del 25 a sera?
Semplice: Lecce ha detto un secco ‘no’ alle dinamiche, alle vecchie caste, cerchi magici, ai gruppi che avevano preso sempre più i connotati di clan cittadini e sempre meno di “uomini eletti dal popolo per rappresentare le esigenze del popolo”. Lecce ha detto un secco ‘no’ alle imposizioni, alle dinastie, alle persone e non ai partiti, ai politici che usano professano in campo nazionale i temi della partecipazione ma nei loro territori impongono e non coinvolgono.
Che giudizio dà, da segretario provinciale, dei risultati di Alternativa Popolare a Lecce?
Alternativa Popolare, ha affrontato con serietà e compostezza questa competizione elettorale, dimostrandosi determinante per il superamento del 50 % al primo turno, dato che ha permesso la composizione di un consiglio di centro destra in seno ad un governo cittadino di sinistra. Ma proprio il forte impegno oggi diventa cornice di una grande delusione, amarezza dovuta alla consapevolezza che qualche battitore libero, gestendo con superficialità l’arma pericolosa del voto disgiunto, ha determinato la caduta di tutta la coalizione. Il personale disegno di un singolo, è diventato predominante sul disegno della coalizione, compromettendone definitivamente l’intero iter. Adesso qualcuno dovrebbe fare un mea culpa e chiedere scusa ai compagni di viaggio, a Mauro, ma soprattutto ai cittadini, per non aver dato loro neppure la possibilità di ricredersi.
Ok, ma non restiamo sul generico, faccia qualche nome però. Dia un nome e un cognome a chi secondo lei dovrebbe intestarsi la sconfitta?
Guardi, al netto di tutte le valutazioni, politiche, morali, ideologiche, credo vadano scritti a firma indelebile i nomi dei tre politologi che in questi 10 anni hanno distrutto tutto ciò che il centro destra aveva costruito: la firma a questo fallimento politico la devono mettere Raffaele Fitto, Roberto Marti e Paolo Perrone, unici responsabili di una politica lontana dall’identità del territorio, lontana dalle esigenze dei cittadini, una politica che ha smesso di parlare alla pancia ed al cuore della gente, una politica fatta a tavolino e non tra le piazze, una politica che ha cercato di togliere identità ai vari esponenti riducendoli a pedine, una politica che ha pensato a posizionare propri uomini per gestire potere a scopo personale e non a far crescere una classe dirigente.
Parole pesanti che hanno quali ricadute sull’assetto politico provinciale o regionale?
È evidente che ad oggi il centrodestra ha esaurito ogni suo percorso politico. Per ripartire oggi è necessario guardare alla composizione di un partito di ampio raggio, che riesca ad unire diverse realtà ed animarle al suo interno, seguendo un progetto di PPE e che dialoghi e guardi oltre. E mi riferisco in particolare a Forza Italia e Udc che ne fanno parte in Europa e sono divisi in Italia. In questo momento di profonda riflessione esorto gli stessi Delli Noci e Giliberti a costruire un ponte di condivisione con Alternativa Popolare, confrontare progetti ed identità e pensare a far partire da Lecce un modello che potrebbe essere volano ad un progetto nazionale ed europeo.