Comincia la ‘festa’ per il Comune di Lecce. Più che altro una sagra paesana


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La città vive di rendita da molti anni, nessuno si offenderà se diciamo che l’aria di primavera a Lecce è perduta da tempo, è talmente evidente che nemmeno ci facciamo caso. Tutto sta, quindi, nell’attesa della scadenza della consiliatura con vista sul 2024.

Se una campagna elettorale però si basa solo su auto-proclamazioni o investiture dall’alto allora se la faranno in pochi, pochissimi, sempre meno. La gente è stanca perfino della reazione, e il cambiamento spesso porta con sé sensi di colpa e meccanismi di repulsione, come ampiamente documentato dalle esperienze più recenti. A questo, in aggiunta, non si abbina alcun entusiasmo. Voglia di ripartire e di azzerare tutto, poca, pochissima. Lo smarrimento è tale che la politica di una volta è totalmente smunta, al punto che anche al bar si preferisce parlare d’altro.

Le amministrazioni attuali hanno contribuito alla grande a disegnare questo quadro decadente, le opposizioni politiche e istituzionali non sono degne di nota e il comune sentire non si fa più sentire. Insomma un dramma, a Lecce come altrove certo, ma a Lecce sicuramente.

E poi ci sono loro, quelli lì, sempre gli stessi, ce li ritroviamo ancora, quando dovrebbero essere estinti secondo natura, e invece tentano di dire e di dare non si sa bene che cosa.

Ci vorrebbe un qualcosa di nuovo, una storia divertente, dove tutti si rispecchiano e si vogliono bene, dove la città possa ritrovarsi come territorio e come comunità. Dare un senso al consenso che da solo non è mai sufficente. Ci servirebbe tantissimo, in questa città dalla quale molti ormai preferiscono fuggire