Centrodestra incontenibile nelle due regioni chiave. È cominciato un nuovo ciclo


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Il voto delle Regionali non è un voto amministrativo, almeno non in senso stretto, il sapore è inevitabilmente politico, tanto da condizionare sempre Governi, maggioranze e opposizioni. I più attenti e politicamente appassionati ricordano le Elezioni del 2000, quando il presidente del Consiglio Massimo D’Alema avvertì l’esigenza, tutta politica, di dimettersi proprio in ragione di una sconfitta nelle urne regionali. E allora anche oggi, dopo l’affermazione spietata del Centrodestra nelle due regioni più significative del panorama italiano, il profumo della politica si fa sentire, perché le forze di Governo trovano una convincente e consistente conferma.

Lombardia e Lazio rappresentano quasi un terzo della popolazione italiana, oltre ad essere le regioni chiave della politica nazionale.

È chiaro che il vento soffia ancora sulle spalle dei partiti che hanno vinto le Politiche del settembre scorso, ma è chiaro anche che sembra esserci qualcosa di più di una semplice replica di consensi.

I primi 4 mesi del Governo Meloni portano Fratelli d’Italia ad imporre una linea di galleggiamento altissima ai partiti del Centrodestra, con profili politici nuovi e di indubbia prospettiva. Condivisibili e lucide a tal proposito le parole del direttore dell’AGI Mario Sechi quando afferma che la Meloni è solo all’inizio del suo corso politico: “quello di Giorgia Meloni sarà un ciclo lungo, perché non è il segretario di un partito ereditato, ma la fondatrice di un partito che non esisteva, e quando si parte da zero o dal 2% e poi si arriva in pochi anni a questi livelli significa che c’è qualcuno che sa fare politica e ciò è rassicurante per molti cittadini”.