Alla fine il braccio di ferro tra il sindaco Errico e la sua maggioranza, anzi sarebbe il caso di chiamarla ex maggioranza, è stato vinto dalla seconda e il primo cittadino è stato costretto a rassegnare le dimissioni.
Con una lettera su carta intestata, inviata al Presidente del Consiglio Comunale della “Città Bella” e al segretario Comunale, così afferma l’ex numero uno di Palazzo Balsamo: “Il sottoscritto dr. Errico Francesco Maria, sindaco pro tempore del Comune di Gallipoli, avendo verificato la mancanza di certezza e stabilità politica ed essendo venuto meno il gruppo che aveva sottoscritto il documento programmatico 2015/2017, rassegna le dimissioni dalla carica”.
I fatti alle spalle sono abbastanza noti, ma forse vale la pena ricostruirli.
Uscito vincitore dallo scontro con Salvatore Di Mattina, Francesco Errico era diventato sindaco della “Perla dello Jonio” nella primavera del 2012, sostenuto da una maggioranza incardinata sull’asse Udc-Pd, con l’apporto di alcune civiche.
Ma nel maggio di quest’anno il patatrac: l’Udc si sfila, Caiffa e Padovano lasciano la maggioranza ed Errico è costretto a dimettersi.
Da allora il dentista gallipolino ha provato a ricostruire il quadro politico comunale cercando di sfondare sul versante di destra e non volendone più sapere di ricucire con il partito di Totò Ruggeri. Ad andare in suo soccorso sarebbero, addirittura, giunti dalle liste del centrodestra sia Chianella (Puglia Prima di Tutto) che Di Mattina (fittiano in rotta con Barba). Ovviamente l’accordo con i due non era stato digerito dal Pd che aveva mandato gambe all’aria l’Errico Bis, rimproverandogli il rimpasto – considerato eccessivamente autoreferenziale – che aveva previsto l’ingresso in Giunta di Sandro Quintana e Mery Cataldi, appoggiati proprio dai fittiani.
Tra i tuoni di Vincenzo Barba e il mal di pancia del Partito Democratico, Errico era stato costretto ad azzerare la Giunta e sperava di ricompattare la sua maggioranza convincendo il Partito
Democratico a ingoiare la pillola. Così non è stato e alla fine i nodi sono venuti al pettine.