Festa della donna sia, ma nel segno del rispetto: non basta solo una mimosa


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Fu la data storica in cui, finalmente, venne sancito l’inizio di una serie di conquiste sociali, a cominciare dal diritto di voto. Correva l’anno 1946 in Italia, giorno 8 marzo. Ben quarant’anni dopo la prima legittimazione avvenuta in Finlandia. Vai a raccontare, oggi, ad una giovanissima che fino a pochi decenni addietro le sarebbe stato precluso anche possedere un conto in banca. O semplicemente, studiare all’Università e fumarsi una sigaretta in assenza di un uomo. Ecco perché bisogna vivere la giornata odierna, la Festa della Donna, “come un momento di riflessione, un'occasione per chiedere e chiederci qual è il percorso da seguire per raggiungere realmente il traguardo della parità dei sessi. Senza infingimenti. Senza ipocrisie”. Parole, queste, della consigliera comunale con delega alle politiche di genere, Giordana Guerrieri. Frasi che intendono sottolineare quanto l’8 Marzo sia la circostanza adatta per ricordare “anni di lotta e sacrifici”. “Insegniamo ai nostri figli che della donna devono essere festeggiati i risultati raggiunti, i traguardi, e questo non soltanto nella giornata ad essa dedicata”.

“Vorrei che gli aspetti più commerciali di questa festa potessero lasciare il passo al suo significato più profondo ed educativo, il rispetto”, conclude dicendo la consigliera Guerrieri. E come darle torto. Per carità vanno bene le mimose, i cioccolatini e le sorprese. A patto, però, che la forma non oscuri la sostanza. E la sostanza corrisponde ad una presa di coscienza comune sul ruolo della donna. “L’8 marzo deve essere un giorno di lotta e di giustizia per le donne di tutto il mondo. Il mio pensiero va a Paola Clemente, bracciante agricola, morta a 49 anni la scorsa estate, nelle campagne di Andria, perché costretta a lavorare in modo disumano, per pochi euro all’ora. Penso a lei, ai suoi affetti,  al fatto che il lavoro, ancora oggi, uccide invece che liberare le donne”. Lo dice in un messaggio Teresa Bellanova, viceministro allo Sviluppo Economico.

“Io, e tutto il governo, Renzi in testa, abbiamo lanciato una lotta senza quartiere al caporalato e l’8 marzo è l’occasione per dire che non faremo alcun passo indietro”, conclude. “Dobbiamo batterci per condizioni di dignità e legalità per le donne e gli uomini impiegati nei lavori agricoli, in Puglia come in Sicilia”.

Moglie, madre, lavoratrice. Perfettamente integrata nella società e, spesso, con una marcia in più dovuta alla forza d’animo incrollabile. Esempio positivo, a tal proposito, per molti altri uomini. Forti in apparenza, ma dentro fragili. E quasi sempre bisognosi di una carezza femminile. Perché, proprio come nel gioco degli scacchi, la regina protegge il re.