Giovani, belli, rampanti, ma spesso, troppo spesso perdenti. Appaiono così agli occhi di Silvio Berlusconi, dopo i ballottaggi di ieri sera, due tra i giovani di più belle speranze di Forza Italia, due tra quelli che ambivano alla successione del leader e che proprio per questo ad Arcore erano visti cn grande diffidenza.
L’esito del voto di domenica sera, soprattutto quello di Pavia e Bari, consegna agli occhi di Re Silvio due dioscuri sconfitti: Alessandro Cattaneo e Raffaele Fitto. Il primo perde malamente la poltrona di primo cittadino nella provincia lombarda, dopo aver raccontato dati alla mano di essere tra i sindaci più amati d’Italia, con il maggior consenso, con una effervescente stima da parte dei suoi elettori che gli avrebbero dovuto riconfermare il mandato sindacale per altri cinque anni, lanciandolo così dal trampolino dell’Amministrazione di un piccolo centro urbano alla guida del partito di Forza Italia. Ma, evidentemente, il troppo caldo o un giudizio elettorale negativo, hanno fatto desistere i pavesi dall’andarlo a votare e riconfermare. Cattaneo, dopo ieri sera, non è più il Sindaco di Pavia: figuriamoci se adesso avrà la forza politica per poter ambire a qualcosa di più grande e prestigioso nel suo movimento.
Eppure se Sparta piange, Atene non ride. Solo quindici giorni fa l’ex Ministro salentino Raffaele Fitto, dall’alto delle sue quasi 300mila preferenze alle Europee, aveva lanciato la scalata al partito nel nome del rinnovamento ed attraverso lo strumento delle primarie. Sicuramente la sua non è una posizione di debolezza come quella del sindaco di Pavia, ma presentatevi voi davanti a Silvio dopo aver perso per la terza volta consecutiva le elezioni nel capoluogo pugliese, dopo aver rotto con Mister 100mila preferenze, Massimo Cassano, e averlo spinto nelle braccia di Alfano, nell’imminenza del passaggio di Bari da semplice prima inter pares a città metropolitana con la grande capacità di attrarre finanziamenti e denari dallo Stato e dall’Unione Europea. Il leader di un partito, come Fitto lo è di FI in Puglia, non può dirsi estraneo ad una sconfitta che già sta facendo storcere il naso ai militanti baresi in vista delle Regionali: Mimmo Di Paola è apparso il classico compromesso al ribasso che ha prodotto l’ennesima sconfitta.
Un giochino adesso per l’immarcescibile Berlusconi raccontare in giro che senza di lui, che lontano da lui, si perde; che vicino a lui, che con lui, essendogli fedeli – possibilmente nel silenzio – si vince. Un giochino, insomma, rimandare la tanto attesa successione. Il decuius non ha fatto testamento.