Un risveglio poco piacevole per i dipendenti del Mercatone Uno di San Cesario che hanno trovato i sigilli al loro abituale posto di lavoro. L’ufficiale giudiziario, ha, infatti, posto sotto sequestro l’immobile a seguito dello sfratto esecutivo dell’immobile presentato dalla Shernon Holding, proprietaria dell’azienda.
Tensione a livelli altissimi già nei giorni scorsi, ma che torna a salire dopo che Shernon Holding, ha inviato una lettera direttamente ai lavoratori comunicando la richiesta di concordato preventivo in continuità aziendale al Tribunale di Milano.
Una brutta notizia che arriva all’indomani dello sciopero di lavoratori salentini davanti alla Prefettura di Lecce per portare le loro rivendicazioni al prefetto di Lecce Maria Teresa Cucinotta. La protesta dei dipendenti, affiancati dai rappresentanti sindacali di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, si inserisce nello sciopero nazionale indetto per il 18 aprile che prevede un incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
All’incontro prendono parte le strutture nazionali dei sindacati per cercare una soluzione che salvaguardi salario e posti di lavoro anche degli impiegati di Surano, Matino e San Cesario, per un totale di 123 lavoratori che rischiano di rimanere a casa.
Una situazione tragica, quella del Mercatone Uno, che a livello nazionale ha visto la fuoriuscita di centinaia di lavoratori e la decurtazione dell’orario di lavoro per quelli che hanno conservato il posto. A soli otto mesi dall’acquisizione da parte della Shernon Holding, subito dopo l’Amministrazione straordinaria ministeriale, il concordato preventivo in continuità sembra la soluzione da perseguire, vista la precaria situazione economico-finanziaria.
“Pur consapevoli che tale procedura tende al risanamento aziendale attraverso il ripianamento debitorio, siamo altrettanto consapevoli come essa abbia procurato ansia alle famiglie dei lavoratori. Ansia che si è tramutata in angoscia allorquando nella prima mattinata del 17 aprile il punto vendita di San Cesario è stato posto sotto sequestro dagli ufficiali giudiziari”, scrivono le segreterie provinciali di Filcams, Fisascat e Uiltucs. “La provincia di Lecce non può tollerare altre espulsioni dal ciclo produttivo. Così come non è tollerabile disperdere competenze, potenzialità di sviluppo e presidi commerciali così importanti”.