Ilva a rischio, Calenda “chiude per colpa delle ambizioni politiche di Barbara Lezzi”

Carlo Calenda, l’ex ministro dello Sviluppo economico che preparò l’ingresso di Arcelor Mittal in Ilva, punta il dito contro Barbara Lezzi. “La fabbrica più importante d’Europa salta per le sue ambizioni politiche”

Se la decisione di Arcelor Mittal di ‘restituire’ l’Ilva allo Stato, mettendo a serio rischio il futuro della più grande acciaieria d’Europa che impiega oltre 10mila operai (8.200 nello stabilimento di Taranto, gli altri negli impianti di Novi Ligure e Cornigliano) era nell’aria, di chi si la responsabilità di questo “disastro” annunciato è ancora poco chiaro. I partiti di maggioranza e opposizione si ‘accusano’ a vicenda, passandosi la responsabilità. Insomma, un tutti contro tutti.

Non ha dubbi, invece, Carlo Calenda, l’ex ministro allo sviluppo economico che ha lavorato, quando era al Governo, per ottenere l’accordo con il gruppo franco-indiano. Per il fondatore di Siamo Europei ha un nome e un volto ben preciso: quello di Barbara Lezzi. Lo ha detto a chiare lettere in ogni intervista rilasciata, in tv come in radio.

«Questi sono un branco di dilettanti allo sbaraglio che non ha mai lavorato un giorno fuori dalla politica, non sa cos’è una fabbrica, non sa cosa costa farla, cosa costa mantenerla. La parola giusta è cialtroni» ha dichiarato l’eurodeputato a 24Mattino su Radio24.

«Lo scudo penale è stato rimosso perché a un certo punto il Pd, dopo aver messo lo scudo penale, ha deciso di compiacere Barbara Lezzi e 15 senatori del Movimento 5 stelle, quindi noi rischiamo di perdere la più grande acciaieria Europea, il più grande impianto del mezzogiorno, il più grande investitore da 4,2 miliardi da 40 anni a questa parte per colpa delle ambizioni politiche dell’ex Ministra per il Sud (si vocifera di un suo interessamento alla poltrona di Governatore di Puglia)» ha dichiarato ai microfoni di Simone Spetia e Maria Latella. Ribadendo poi il ‘concetto’ anche alla trasmissione l’Aria che tira su La7.

Chi ha deciso di togliere lo scudo penale, spingendo il colosso dell’acciaio a fare le valigie? Sarebbe stata proprio la senatrice salentina a guidare la fronda grillina che ha chiesto e ottenuto il dietrofront sull’immunità. Con un emendamento che porta la sua firma, il governo Conte II avrebbe cancellato l’articolo 14 del Decreto Crescita che, come annunciato dalla stessa Lezzi sui social, avrebbe ripristinato la legalità “abrogando il privilegio dell’immunità penale” per Arcelor Mittal.

Ma Calenda, in questa crociata contro la pentastellata salentina non è solo. «Ce ne rendiamo conto che oltre 10.000 posti di lavoro andranno persi al Sud perché la senatrice Lezzi, per vendicarsi della sua esclusione dal governo, ha guidato la protesta dei senatori pentastellati contro lo scudo penale?» incalza Paolo Becchi, filosofo e accademico italiano, editorialista di Libero.

La Lezzi, sulla sua pagina Facebook ufficiale, ha detto la sua. « L’articolo 51 del codice penale e il decreto 231 del 2001 sulla responsabilità degli amministratori tutelano anche quelli dell’ex-Ilva. Non si accampino pretesti sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini di Taranto» si legge in un lungo post in cui racconta la sua ricetta per il rilancio della città «soldi, investimenti, sostegno».



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