Insetticidi per combattere la Xylella, chiesti ‘lumi’ al Ministro Martina. Forza Italia presentata un’interrogazione


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Non accenna a placarsi la polemica sull’uso di insetticidi «neonicotinoidi», utilizzati in agricoltura, ma considerati dannosi per le api (e gli insetti impollinatori), imposti dal decreto Martina per cercare di frenare il vettore colpevole di trasportare la Xylella fastidiosa che ha già condannato a morte centinaia di ulivi e piegato gli agricoltori pugliesi, costretti a fare i conti con le perdite causate dal batterio killer.

Cosa prevede la legge

Come è ormai noto, secondo il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali per contenere l’infezione bisogna programmare una serie di interventi: nel periodo compreso marzo e aprile, devono essere effettuate tutte le operazioni necessarie per eliminare le piante erbacee spontanee al fine di ridurre la popolazione degli stadi giovanili degli insetti vettori. Tra maggio e dicembre, invece, è obbligatorio eseguire sulle piante ospiti coltivate tutti gli interventi insetticidi a base di Neonicotinoidi, da Martina Franca a Locorotondo, da Fasano fino al Capo di Leuca.

L’uso dei pesticidi, però, ha sollevato più di qualche dubbio tra gli stessi agricoltori, tra gli ambientalisti e i comuni cittadini che si chiedono come mai venga previsto un insetticida che la stessa Unione Europea ha tentato di frenare perché “dannoso”. Insomma, il decreto ministeriale ha sollevato una serie di proteste e rischia di trasformarsi, se gli allarmismi fossero giustificati, in una spada di Damocle che inciderebbe ancor di più sulla crisi economica che, da ormai troppo tempo, attanaglia il settore agricolo.

Per questo Luigi Vitali, la senatrice Alessandra Gallone, eletta nel collegio di Bergamo ma salentina d’adozione ormai da diversi anni e Dario Damiani, hanno deciso di presentare un’interrogazione al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

Per i politici di Forza Italia «gli interventi imposti dovrebbero essere proporzionati e volti a promuovere una sana gestione agronomica». Si dovrebbero cercare altre soluzioni o tecniche alternative che non abbiano impatti o rischi sulla salute umana e dell’ambiente, già provato.

Cosa chiedono: