Per fortuna c’è stato il turismo in questa estate salentina, senza il quale sicuramente sarebbe difficile sorridere al domani. L’economia convertita degli ultimi 10 anni ha creato le condizioni per mascherare il deficit di credibilità che questo territorio evidenzia giorno dopo giorno.
Il Salento è un brand, è una meta della vacanze ma nulla più. Sul piano della sua consistenza economica e politica è poca roba, pochissima roba. Non serve un mago per capire che non durerà il trend positivo senza un’organizzazione seria delle politiche di gestione e promozione e senza nuovi modelli e strategie di sviluppo. Il punto è che davvero non riusciamo a capire chi possa favorirle queste politiche. Non esiste un gruppo, un partito, una corrente, una comitiva al bar che possa rappresentare quell’idea di territorio che dovremmo avere e suggerire. Non esiste un’istituzione, né un leader. Ci sono solo latitanze come ha dichiarato monsignor arcivescovo in occasione del discorso di Sant’Oronzo. Ma le latitanze non sono quelle dell’amministrazione comunale, o almeno non soltanto.
E’ assurdo considerare che anche chi stravince le elezioni è oggi costretto ad un totale isolamento. A Lecce non ci vuole solo il sindaco, ci vorrebbe una squadra di governo, autorevole e credibile, ci vorrebbe uno scudo politico per parare i colpi e invece non c’è nemmeno quello, tanto è inutile in mancanza di un’opposizione viva. Se un sindaco non ce la fa da solo ad essere infallibile, che qualcuno lo aiuti, e invece non esiste più alcun qualcuno.
La vitalità è l’ultima parola aggettivabile per la politica salentina, sempre più schiava e vittima delle politiche baricentriche della Regione e di quelle dissennate degli ultimi governi nazionali.
Lo abbiamo detto, non esiste più una mente politica, e nemmeno braccia. I parlamentari non si vedono, non si sentono, non esistono. Se facciamo qualche domanda in giro, i nostri conterranei non sanno nemmeno che sono stati eletti in Parlamento quei personaggi in cerca di tenerezza, tanto sono insignificanti nel loro ruolo di pubblica inutilità.
La Provincia abbattuta, i comuni rasi al suolo, i partiti boccheggianti sono lo specchio di un territorio che non solo si presenterà a settembre con mille problemi, ma che non ha nessuno con cui condividerne il peso e la sofferenza.
Solo l’eroismo degli operatori, degli imprenditori, degli intellettuali, degli artisti consente al Salento di restare in piedi sotto i tanti colpi ai fianchi che continua a prendere sul fronte del lavoro e dell’economia. Il malcontento che si evidenzia nei commenti e negli scritti di questi mesi estivi non ha pari in letteratura. C’è solo bisogno che qualcuno inventi qualcosa di nuovo. E poi siamo pronti. Pronti a tutto.