L’Osservatorio Teknè e il Salento: come dare le perle ai porci


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La Grecìa salentina, territorio privilegiato negli ultimi anni per via di attenzioni politiche e sostegno istituzionale, ha avuto una grande occasione in questi anni per non passare alla storia solo e soltanto come terra di pizzica e tamburello. L’occasione si chiama Osservatorio Urbanistico Teknè.

Ma torniamo brevemente sulle scelte che hanno contribuito a tracciare la fisionomia del territorio. L’area ellenofona, quei comuni in cui ancora (ormai pochissimi) parlano l’antica lingua grecanica ha avuto il merito di proporre elementi di novità, recuperando dalla tradizione locale alcune perle preziose che, con la sapienza di alcuni amministratori provenienti da geografie politiche di sinistra, hanno formato una collana da mettere al collo dell’identità salentina. Anche su questo sì è costruita la fortuna del territorio della provincia di Lecce a livello turistico, specie negli ultimi vent’anni. Una vera e propria svolta alla quale occorre guardare con spirito di gratitudine.

Ma oltre all’aspetto ideale, o per così dire culturale, c’è un aspetto fisico che, invece, lasciava e lascia ancora molto a desiderare. I nostri amministratori hanno ereditato spazi urbani da gestire senza un minimo di competenza artistica o architettonica tanto che si poteva arrivare a distruggere la bellezza dei luoghi con interventi degni di un museo degli orrori.
Alcune cittadine della Grecìa salentina non erano esenti da tale colpa, Calimera in particolare mostrava livelli estetici discutibili sul piano urbanistico, a fronte di un florilegio invidiabile di letterati, poeti, artisti e  musicisti.

Così è nato Teknè. Pensato per porre un freno alla tendenza orientata verso il brutto e a dare invece orientamento alle scelte degli amministratori, quasi mai capaci di pianificare, concertare e contestualizzare il bene pubblico nel modo più conveniente per tutti, specie per chi deve ancora venire.

La prospettiva era quella, quindi, di affidare alle mani dei tecnici il compito di guidare e accompagnare le scelte, per sbagliare il meno possibile e assicurarsi profili di rinnovamento e innovazione. Teknè è questo. Un nuovo approccio alla gestione della cosa pubblica, meno politica e più sociale, rispondente ad un bisogno di democratica rappresentazione dell’essere comunità civile.
Accanto all’urbanistica c’è stato sempre il riconoscimento dei valori culturali con il premio conferito a figli autorevoli e testimoni nobili dell’area di riferimento, non solo grecanica (Rocco Aprile, Franco Corlianò, Antonio Costantini, Gino Pisanò e molti altri).

Un contesto, quindi, culturale e sociale. Un processo di contestualizzazione che ha visto impegnati gli ordini professionali del territorio provinciale, le istituzioni e i Comuni. Tanti sindaci e amministratori, giovani e meno giovani che si sono entusiasmati all’idea di veder riconosciuto il bello che sono stati capaci di generare, orgogliosi di essere giudicati da una commissione di esperti composta da architetti, geometri ingegneri, docenti universitari e dell’Accademia di Belle Arti, imprenditori e artisti.

E nonostante tutto questo, non è servito a niente. Perché se oggi la nuova amministrazione comunale di Calimera decide di ignorare le opere d’arte di architetti di respiro internazionale che sono stati orgoglio e privilegio di mezzo mondo e che hanno scoperto il Salento grazie a Teknè, ebbene, se l’amministrazione arriva a questo e decide di mettere in discussione Alvaro Siza e Steven Holl, la responsabilità  è certamente di un territorio intero che non ha saputo cogliere l’opportunità offerta dall’Osservatorio urbanistico, e che non ha dato seguito all’intuizione di un gruppo di amministratori di paese, un paese e una provincia che non hanno saputo e voluto dare sostegno, costrutto e valore ad una bozza rivoluzionaria.

Il sindaco di Calimera oggi, può candidamente dire “possiamo farne a meno” perché Teknè non è diventata un’istituzione del territorio, non è una realtà assoluta, ma un’opzione relativa, rimasta confinata negli angusti spazi di un paesino di qualche migliaio di abitanti.

Palazzo dei Celestini negli ultimi dieci anni, e pertanto ben prima della crisi sanguinosa che ha tagliato braccia e gambe all’ente Provincia, non ha mai puntato sul serio su Teknè, come ha fatto con la Taranta o con altre intuizioni importanti che sono diventate icone di un territorio. La Regione non si è mai accorta di quello che avveniva quando i sindaci si proponevano di sottoporre a valutazione il lavoro delle proprie giunte. La politica di destra, di sinistra e di centro, faceva qualche comparsata, come si fa alle feste di compleanno o a qualche sagra, non comprendendo nemmeno che in gioco c’era il futuro stesso del territorio.

E’ stato, insomma, come dare le perle ai porci. Risultato? Che le perle non ci sono più, ma ci restano gli altri…