Non c’è fine alla telenovela che si gira a Palazzo Carafa dopo le fatidiche elezioni che non hanno consegnato una maggioranza vera al sindaco.
Ne abbiamo viste di tutti i colori in questi mesi: consiglieri nominati dalla Commissione elettorale dopo l’interpretazione del voto dei cittadini e poi congelati da una sentenza del Tar, consiglieri ri-spediti a casa dalla sentenza del Consiglio di Stato a beneficio di altri nuovamente richiamati in pista.
Abbiamo assistito a dimissioni farsa del centrodestra per far saltare la Giunta Salvemini, che poi non si sono verificate per un viaggio in Thailandia…
Abbiamo visto nascere una maggioranza di centrosinistra appoggiata dalla Lista di Destra-Destra Andare Oltre insieme a tre consiglieri di centrodestra martiani doc. Oggi, poi, l’ennesima chicca, l’ultima ciliegina sulla torta.
Il capogruppo di Prima Lecce Antonio Finamore prende la parola in Consiglio e comunica a tutti un episodio per lui molto spiacevole, ovvero il tentativo del sindaco, a suo dire, di voler spaccare il gruppo chiamando nel suo ufficio le consigliere Gigante e Calò, per provare ad ottenere un lasciapassare che con il gruppo coeso non ci sarebbe stato.
Esprime tutto il suo rammarico Finamore per quello che ritiene una scorrettezza da parte delle sue colleghe e un metodo “da Prima Repubblica” del sindaco. Salvemini, da parte sua, a passare per cospiratore non ci sta e prendendo la parola spiega a Finamore che non deve chiedere a “nessun padrino” per parlare direttamente con ciascuno dei consiglieri.
Si racconta, poi, del disappunto di Paola Gigante e Laura Calò che non vogliono passare per traditrici di un progetto politico, quello di Prima Lecce.
Entrambe avrebbero interloquito col sindaco solo per esprimere la posizione di astensione sul voto in aula. Ma Antonio Finamore si chiede perché il sindaco avrebbe dovuto chiamare due consigliere e non il capogruppo per essere messo a conoscenza di come avrebbe votato il gruppo nell’Assise consigliare. Era lui la persona da chiamare. E quindi, tutte le congetture su un tentativo di dividere il gruppo restano in piedi, all’ombra del nervosismo di Roberto Marti che sembra non essere stato informato della vicenda.
Tutto questo per non sentir parlare di elezioni e per non dare la prola nuovamente ai leccesi.