M5S Lecce, parte la petizione popolare per la democrazia partecipata


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Una conferenza stampa informale quella che si è tenuta ieri, lunedi 16 giugno, da parte degli attivisti del M5S di Lecce nella sala Open Space, in P.za S. Oronzo, per presentare la petizione "Democrazia Partecipata a Lecce": la prima petizione di iniziativa popolare depositata al Comune di Lecce negli ultimi anni, esattamente il 23 aprile scorso.

Questo è quanto emerso dall’incontro di ieri e quanto detto dagli attivisti: “Con questa petizione non siamo intervenuti su una problematica, ma sul tema cardine: la partecipazione dei cittadini. I promotori di questa petizione sono un gruppo di cittadini, attivi sul territorio, che con i banchetti domenicali, in questi mesi, hanno messo a disposizione il tempo libero per spiegare ai cittadini la propria proposta e raccogliere le firme necessarie alla presentazione. Una petizione nata dai cittadini per i cittadini, quindi, che vuole portare un miglioramento alla partecipazione nella città in cui viviamo. Partecipazione dal basso che vorremmo fosse sempre più frequente e che divenisse lo strumento principe delle decisioni che devono governare la città. Tramite i Comuni possiamo iniettare forti dosi di democrazia diretta nell'intero Paese. E non si tratta di contrastare la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta, come alcuni pensano”.

Si entra, poi, nel merito della faccenda: “In realtà noi auspichiamo che si crei una reale e costante interconnessione tra le due forme: quella diretta dei cittadini e quella rappresentativa degli eletti. Per questo noi parliamo di Democrazia Partecipata. Questo processo avrebbe delle utilità meravigliose per la nostra città, di metodo e di contenuto: se i cittadini sono partecipi alle decisioni migliora la qualità della vita, il livello di coscienza civile e si possono aprire nuovi spunti di economia reale: -quanti progetti avviati dall’ amministrazione comunale sarebbero stati sostituiti dalla cittadinanza, con altre proposte, più utili e aderenti alle esigenze della cittadinanza, ecocompatibili, meno dispendiosi e che magari che favoriscono la nascita di nuove prospettive lavorative? – quanti cittadini avrebbero scelto il filobus che ha sfregiato il volto della nostra città e sulla cui utilità continuiamo a interrogarci? – quanti cittadini avrebbero scelto di avviare per tempo la raccolta differenziata porta a porta invece di rischiare il pagamento di un'ulteriore tassa? Quindi la domanda non è se introdurre strumenti di democrazia diretta oppure no, ma come essi debbano essere progettati affinché funzionino”.

Questo il contenuto del lavoro svolto fin qui: “Su questo si è basato il nostro lavoro e la nostra proposta, che prevede: – l'abolizione del quorum nei referendum, premiando la partecipazione e favorendo il dibattito; – l'istituzione del bilancio partecipativo, che permetta di consultare la cittadinanza su determinati capitoli di spesa: – il consiglio comunale aperto, da indire sopratutto in occasione dell'approvazione del bilancio previsionale e consuntivo o di piani regolatori urbanistici. Proprio oggi si è riunita l' VIII commissione per discuterla, ma per regolamento è stato invitato alla discussione solo il primo sottoscrittore, che vi ha partecipato individualmente, tradendo il principio cardine e lo spirito della petizione, che è appunto la partecipazione. Per questo non sappiamo relazionarvi analiticamente su ciò che è accaduto (lo faremo nelle prossime ore), per il momento è stato comunicato che ‘la Commissione si è pronunciata per un orientamento al rigetto della petizione stessa’. La democrazia diretta non è amata dai partiti perché diminuisce il loro potere, li mette al margine della vita politica, ponendo al centro la decisione del Cittadino; perché diminuiscono i rapporti clientelari e chi governa deve garantire massima trasparenza in itinere, rendendo conto delle scelte e delle spese prima della loro attuazione, e non più dopo; non piace perché con la democrazia diretta il cittadino ha il potere di un controllo reale sull' amministrazione”.

I pentastellati leccesi terminano in questo modo: “Non conosciamo ad oggi le argomentazioni addotte e che hanno portato all'orientamento di negazione delle nostre richieste, ma possiamo con certezza dire che come gruppo di cittadini e attivisti non ci fermeremo qui. Ringraziamo gli 883 cittadini sottoscrittori della petizione, che hanno permesso di iniettare il virus della democrazia partecipata che porterà al cambiamento, magari lento, magari con ostacoli (dall'esterno o dall'interno) ma inesorabile”.