Matteo Renzi a Lecce, ‘Ecco tutte le buone ragioni del Sì al referendum’. Fuori dal Politeama è contestazione


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È una Lecce blindata e sotto la minaccia dell’ennesimo temporale quella che, ieri, ha accolto un Matteo Renzi impegnato in un tour che lo vede alla testa dei promotori per il ‘Sì’ al referendum del prossimo autunno. Fuori dal Politeama Greco, intanto, vanno gonfiandosi le file dei contestatori già impegnati, dal tardo pomeriggio, in un flash-mob in piazza Sant’Oronzo che neppure i tuoni e le intense precipitazionisono riusciti a far desistere e che, ora, si appresta all’ingresso principale del teatro. Sarà forse per questo che, dopo un incontro avuto in Prefettura col sindaco Perrone per discutere della città e del terriotrio, con un autentico e più che mai azzeccato colpo di teatro, mentre tutti i presenti in sala hanno gli occhi puntati sul fondo della platea, il premier compare improvvisamente sul palcoscenico da dietro le quinte scusandosi per l’inattesa sortita che, però, “era troppo ghiotta per non approfittarne mentre tutti erano con lo sguardo rivolto dalla parte opposta”.

Un po' di amarezza per i suoi sostenitori che avrebbero voluto stringergli la mano o rubargli qualche selfie ma è chiaro che il Presidente del Consiglio, di ritorno da un vertice coi suoi corrispettivi Francese, Ellenico, Spagnolo e Portoghese in Grecia, non vuole sprecare neppure un istante e, dopo il prevedibile furore iniziale, entra subito a gamba tesa nei temi che è venuto a eviscerare tra i Democratici salentini. Parla di Europa, immigrazione, lavoro, dice che l’Italia non è più la cenerentola dell’UE ma è, anzi, “l’esempio che gli altri partner continentali dovrebbero prendere a riferimento se non vogliono che il progetto comunitario naufraghi ma, perché ciò avvenga, la prima a dover credere nelle sue possibilità deve essere proprio l’Italia”.

“Non saremo i primi per il Pil” spiega “ma siamo i primi per l’associazionismo, per l’assistenza ai meno fortunati, per quando occorre rimboccarsi le maniche se qualcuno sta naufragando in mare e chiede il nostro aiuto e, se l’Europa ha un’anima, non può aspettarsi che ad occuparsene siano sempre gli stessi mentre altri Paesi voltano le spalle nel silenzio più totale”.

Ma è la riforma costituzionale che lui e il PD vorrebbero attuare la ragione per cui ha voluto essere a Lecce e, tra una strizzata d’occhio agli ex democristiani di cui esalta la figura di Aldo Moro e un’altra ai compagni d’un tempo con la menzione di Nilde Iotti, Renzi snocciola, punto per punto, le ragioni per cui, secondo il suo punto di vista, gli Italiani dovrebbero votare a favore della consultazione su cui saranno chiamati ad esprimersi e, per farlo, non risparmia affondi a coloro che spingono per il ‘No’. “La differenza tra chi fa politica e chi fa demagogia” afferma “ è che, chi fa politica, i problemi prova a risolverli invece di limitarsi a urlare sperando che le cose vadano male così che i sondaggi crescano a suo favore” e, qui, il riferimento non è neppure tanto casuale a quanto sta accadendo a Roma e nel Movimento 5 Stelle. “Da italiano sono dispiaciuto e ho già detto alla sindaca Raggi che può contare sulla mia collaborazione. Ma è presto per parlare dei 5 Stelle” prosegue sornione “ci sono ancora i bambini in sala”.

Ma non è solo Grillo il bersaglio delle sue stoccate, il premier ne ha anche per un altro dei suoi acerrimi avversari, quella Lega a cui, a ruoli invertiti e con non pochi riferimenti storici, rimprovera di predicare bene e razzolare male.

È un crescendo che il Presidente del Consigliovuole sfruttare fino all’ultimo e, tra un omaggio all’ex Capo di Stato Napolitano, cui attribuisce la paternità del percorso riformatore da lui perseguito, e un musicarello in cui vengono illustrare le bellezze più rappresentative del nostro Paese, chiosa definendo l’attuale sistema parlamentare come  “un ping-pong che fa solo perdere tempo al Paese e, se vince il ‘No’ si torna indietro di vent’anni, ai tempi della bicamerale di D’Alema e Berlusconi e, questo, l’Italia non può permetterselo”.

Se l’obiettivo, dunque, era quello di galvanizzare i Dem, è fuor di dubbio che Renzi può ritenersi più che soddisfatto sebbene, fuori dal Politeama, nonostante l’intensificarsi della pioggia, i movimenti e i partiti schierati per il ‘No’ siano ancora lì a manifestare a riprova che, fra qualche mese, se vuole davvero vincere la sfida referendaria, saranno proprio loro quelli con cui il premier dovrà fare i conti.
 
Luca Nigro