Nardò bandiere a mezz’asta a Palazzo Personè per onorare la memoria di Stefano Cucchi


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I cittadini di Nardò non hanno potuto fare a meno di notare, questa mattina, le bandiere a mezz’asta a Palazzo Personè. È stato questo il modo scelto dal sindaco, Pippi Mellone per onorare la memoria di Stefano Cucchi, a pochi giorni dal settimo anniversario della sua morte. Il giovane romano morì in un letto dell’ospedale ‘Sandro Pertini’ il 22 ottobre del 2009, una settimana dopo il suo arresto per detenzione di droga, in circostanze ancora al vaglio di un procedimento giudiziario.
  
«Un gesto piccolo, ma significativo» scrive in una nota il primo cittadino che arriva all’indomani dei risultati della perizia degli esperti ai quali il giudice per le indagini preliminari titolare dell’inchiesta bis avviata dalla Procura di Roma a carico di cinque carabinieri, aveva chiesto lumi. Secondo il pool guidati dal professor Francesco Introna, l’ipotesi “dotata di maggiore forza ed attendibilità” è quella secondo cui il geometra sarebbe deceduto "in maniera improvvisa e inaspettata” a causa dell'epilessia (Stefano ne soffriva da anni e prendeva farmaci appositi) favorita dalla «tossicodipendenza di vecchia data» e dalla mancanza di alimentazione degli ultimi giorni. La seconda strada è quella della “recente frattura traumatica di S4 associata a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale“.
  
L'ultimo tassello di una lunga vicenda giudiziaria, però, non aiuta a fare chiarezza sulla scomparsa del 31enne che resta ancora avvolta nel mistero.
  
«Stefano – spiega il Sindaco – è stato protagonista di una vicenda su cui questo Paese si gioca una importante fetta di credibilità. Come tutti, abbiamo il dovere di non assumere posizioni preconcette e di non schierarci aprioristicamente dalla parte di chi, complici le circostanze poco chiare della morte, invoca l’omicidio di Stato. Ma è chiaro che non possiamo rinunciare a una più che legittima domanda di verità e giustizia. Abbiamo il diritto di sapere come e perché è morto Stefano Cucchi, un fondamentale traguardo di verità che non intacchi minimamente la fiducia che riponiamo nella giustizia e nelle istituzioni italiane. Una battaglia che facciamo e che continueremo a fare anche per il nostro Gregorio Durante, un altro cittadino morto tra le mani dello Stato in circostanze non del tutto note».